Madrid, sábado, 27 de julio de 2019
“Era uguale nei suoi giudizi e conosceva perfettamente le luci e le ombre del suo paese, ma ciò non gli impedirà di ignorare le pressioni e condannare […] le conseguenze del […] embargo e […] bloccando […] “.
Oggi ho la triste notizia della morte del Cardinale Jaime Ortega. Cuba e la sua Chiesa cattolica hanno perso una delle loro personalità più importanti.
Ho incontrato il Cardinale Ortega a Valencia nel 2006, in occasione della visita di Sua Santità Papa Benedetto XVI. Mi sono subito reso conto di trovarmi di fronte a una personalità eccezionale. La sua naturale simpatia è stata amplificata da un sorriso permanente e sincero che ha incorniciato il suo tono morbido di voce che trasmetteva, con il suo leggero accento cubano, una chiara volontà di dialogo e comprensione. In quella prima conversazione sorse una speciale armonia tra i due e da allora abbiamo saputo lavorare un lungo e intenso rapporto di fiducia e amicizia. Da allora non c’era stata alcuna visita all’Avana senza un incontro, un pranzo o una cena, con il cardinale e nello stesso senso non c’era visita a Madrid del cardinale senza che ci vedeste nella sua residenza delle Suore dell’Amore di Dio.
In una Cuba rivoluzionaria e comunista, il rapporto tra le autorità cubane e la Chiesa cattolica non è mai stato facile e tranquillo. In questo contesto turbolento, il cardinale fu in grado di guadagnarsi il rispetto e la comprensione di Fidel Castro stesso e in seguito di quelli di suo fratello Raúl Castro.
Ci sono stati momenti difficili, impulsi ideologici ma alla fine il cardinale è sempre riuscito a trovare nel capo dello Stato cubano una reazione di sostegno e comprensione. Il cardinale mi ha detto che questo è sempre dovuto al dialogo e al rispetto reciproco.
Va ricordato che durante il suo periodo come arcivescovo dell’Avana riuscì ad organizzare tre visite papali. Tutti estremamente significativi, dallo storico arrivo di Giovanni Paolo II sull’isola e dalla sua famosa frase “Cuba deve essere aperta al mondo e al mondo aperto a Cuba”, attraverso la visita di Benedetto XVI all’ultimo di Papa Francesco dopo la riuscita mediazione tra Stati Uniti e Cuba da parte della Chiesa cattolica.
Queste visite sono solo pietre miliari delle molteplici azioni che Sua Eminenza ha compiuto con discrezione, ma efficacemente per migliorare la situazione interna ed esterna del suo paese.
Il cardinale Ortega è stato un grande patriota, ha sentito e vissuto la sua “cubanità” con orgoglio e coraggio, e ha sempre risposto con acuità alle critiche non sempre giuste rivolte al suo paese e al suo regime.
Era uguale nei suoi processi e conosceva perfettamente le luci e le ombre del suo paese, ma ciò non gli ha impedito di ignorare le pressioni e condannare le conseguenze che il suo popolo ha subito a causa dell’embargo e della situazione di blocco esercitata per così tanti anni dal suo vicino settentrionale.
Pertanto, ha sempre cercato di eliminare questa situazione. Da qui i suoi sforzi come mediatore per raggiungere finalmente lo storico accordo tra il presidente Obama e il presidente Raul Castro. Mi ha detto tutti i passi segreti compiuti per raggiungere un tale obiettivo. Abbiamo lavorato insieme per portare avanti questa conquista diplomatica, ma il suo ruolo è stato senza dubbio il massimo, grazie al sostegno, alla visione e alla direzione, di Sua Santità Francesco.
Molte sono state le complicità comuni nella risoluzione delle crisi e dei problemi sorti nelle relazioni tra i nostri due paesi e tra Cuba e l’Europa. Il suo consiglio, la sua insistenza sul fatto che il dialogo era ed è l’unico mezzo per far progredire le cose e ottenere risultati, sono stati definitivi nel contribuire a plasmare la nostra azione diplomatica nei confronti di Cuba. Così è stato, quando insieme abbiamo ottenuto il rilascio di oltre cento prigionieri cubani il 7 luglio 2010. Il suo discorso è stato definitivo e la risposta del Presidente Castro è stata positiva.
Abbiamo mantenuto i nostri contatti, anche dopo che ho lasciato la mia responsabilità di ministro degli Esteri. In effetti, propose di sostenerlo nella creazione di una fondazione con il suo nome, Fundación Cardenal Jaime Ortega, per accompagnare le azioni socioculturali a Cuba, a favore di un giovane cubano desideroso di continuare a progredire nel processo di riforma avviato dalle sue autorità.
Il dialogo era la sua convinzione, forza e determinazione, insieme alla sua grande etica personale e spirituale.
Il Cardinale Ortega ha fatto parte della storia di questo grande paese, amico della Spagna, Cuba, da oggi.
Amico, riposa in pace.
Miguel Angel Moratinos (Madrid, 1950), politico e diplomatico spagnolo, è stato Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione della Spagna dal 2004 al 2010 ed ex rappresentante dell’Unione Europea per il processo di pace arabo-israeliano tra il 1996 e il 2003.
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