Lettera VII (Frammenti)

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Per quanto riguarda l’altra cerimonia funebre che chiamano veglia, egli fornisce senza dubbio nel bel mezzo del suo duello tanti piaceri, epigrammi, amori e persino matrimoni, come le vostre danze e i vostri incontri europei. Non solo gli amici di un uomo morto, ma anche le persone che, senza averlo incontrato, vogliono fargli questo onore, radunarsi intorno al cadavere e vegliare su di lui di notte. Ci sono persone a cui non manca nulla in questo mondo, tra gli altri che Don Saturio che vi ho presentato l’altro giorno … vera caricatura della nostra vita inconsistente e voluttuosa.
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Dopo pochi minuti hanno esposto i morti, e ognuno di coloro che erano lì lo ha spruzzato con acqua santa […] Questo spettacolo malinconico non era molto a suo agio con il Dottor Saturio che mi accompagnava: credeva, quindi, nel dovere di portarmi altrove, con il pretesto di presentarmi alla vedova e ai parenti che occupavano una casa immediata.
Niente di più triste della situazione di quella povera donna, costretta a sopprimere il suo dolore, e a stare ferma in mezzo a quella cerchia di persone che sussurravano e parlavano tranquillamente delle notizie del giorno e degli affari interni. Tutti i presenti si rivolse di tanto in tanto alla vedova, rendendo la sua fisionomia una serietà tipica delle circostanze; ma mostrando tra i gesti di tristezza i recenti segni di gioia.
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Da parte mia mi sono presto staccato dall’etichetta che avevo imposto […] Ho lasciato la vedova e sono andato in un’altra stanza.
Lì mi è stato offerto lo spettacolo meno analogo alla tristezza e al silenzio delle cerimonie mortuarie. Una quarantina di persone di entrambi i sessi formarono gruppi animati lì; i più giovani giocavano a giochi di vestiti; altri parlavano ad alta voce e alternavano la conversazione con grandi risate; altri circondavano una vecchia che era proprio quella che aveva deciso il sudario del morto, e che aveva una scrupolosa prolijity la sua giovinezza, le sue virtù, le sue ricchezze e tutte le particolarità della malattia che soffriva.
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Il rumore delle risate e delle conversazioni stava aumentando d’ora in poi, e e alle dodici circa di notte l’algazara generale, le razze dei corridori, le voci vibranti delle ragazze, l’accento cigolante e sgusciato di quelli vecchi, le voci risonanti degli uomini, lo sfregamento degli abiti e il racking delle sedie formarono un concerto che avrebbe dovuto resuscitare i morti. Ma il morto si fermò e i vivi andarono a cena.
“Il grande momento deve essere stato quello per Don Saturio”, dissi a mio cugino.
“In effetti lo era”, continuò; posando il tovagliolo da una spalla all’altra, con una forchetta nella mano destra e brandendo un coltello con la sinistra, dopo essersi precipitato a rompere un prosciutto, ha detto i suoi ringraziamenti tra morso e morso e ha reso il meglio di tutto ciò che è scomparso nelle profondità del suo stomaco.
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Ecco, mio caro amico, quella che viene chiamata una sera di morte nel nostro paese. Si tratta di una particolarità delle nostre usanze della classe media, che certamente non dovrebbe essere vista come una regola generale, e che non ha nulla a che vedere con le classi aristocratiche; ma assicurati che nulla ti abbia esagerato, prima di aver indebolito il quadro reale e positivo di questa festa funebre […] Allora, cosa ne pensi della veglia?
La grande etichetta spagnola nella stanza del morto; Indifferenza creola nelle altre stanze della casa; uno stordimento selvaggio unito alla memoria di una civiltà pomposamente religiosa, non è un insieme unico, composto da contrasti inaspettati? Ω

Tratto dalla contessa di Merlino: Viaggio a L’Avana, Arte editoriale e letteratura, L’Avana, 1974.

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