Abbiamo speranza

Monseñor Juan de la Caridad García en el concierto de Navidad 2018

Già nell’Avvento, nell’ascolto, nella preghiera e nella speranza, Dio promette che saremo tutti migliori come individui, famiglie, chiese e persone.
La Parola di Dio dice:

“Dalle spade saranno forgiate arrostite, dalle lance muso. Non alzerà il popolo spada contro le persone, non si alleneranno più per la guerra (Isaia 2:4).
[…]
“Il lupo e l’agnello andranno insieme, e la pantera si sdraierà con la capra, il manzo e il leone ingrasserà insieme; un bambino li guida” (Isaia 11:6 e ss.).

Per mantenere queste promesse di speranza, Dio mandò suo Figlio, che è Dio dall’eternità e divenne un uomo nel seno verginale di Maria, incinta di speranza.
Giovanni Battista, che aveva ascoltato in prigione le opere di Cristo, gli comandò di chiedere attraverso i suoi discepoli: Siete voi quelli che vengono o dobbiamo aspettarne un altro?
Risposta: Di’ a John quello che hai visto e sentito. I ciechi vedono, la passeggiata zoppa, i lebbrosi sono puliti, i sordi ascoltano, i morti vengono resuscitati, i poveri ricevono la Buona Novella (Luca 7:22-24).
Con Cristo, Figlio di Dio fatto uomo, camminatore, maestro, pastore, guaritore, crocifisso e risorto la promessa di Dio e dei suoi seguaci si è avverata, abbiamo una missione che queste promesse di amore e di speranza si realizzano ai nostri giorni.
San Paolo, apostolo della speranza, scrive ai cristiani di Filippi da una prigione:

“Siate sempre gioiosi nel Signore, vi ripeto, siate gioiosi e abbiate buoni rapporti con tutti. Il Signore è vicino. Non preoccupatevi di nulla, piuttosto in ogni occasione inviate le vostre richieste a Dio e radunate il ringraziamento alla supplica. E la pace di Dio, che è più grande di quanto si possa immaginare, manterrà i vostri cuori e pensieri in Cristo Gesù” (Filippesi 4:4-7).

La pienezza dell’amore si fa passo dopo passo e spesso la saggezza involontaria e popolare la vive e la trasmette.
I nostri antenati hanno apprezzato la cena di Natale dove tutta la grande famiglia era lì per celebrare la nascita di Cristo.
Festa per la nascita, festa di famiglia, festa gastronomica. Festa per le promesse mantenute, attraverso la nascita del Dio bambino, la cui vita, insegnamento, morte e risurrezione rendono possibile l’amore tra nemici, tra ricchi e poveri, tra il carceriere e il prigioniero, tra il medico e i malati, tra cattolici ed evangelici, tra i quali la pensano diversamente.
La saggezza popolare si è conservata in molte famiglie in campagna e in città per pranzare insieme la domenica.
Che bella fotografia di marito, moglie, figli, nonni, suore e suoni a pranzo insieme a tavola!
Come lo sforzo sacrificato e la ricompensa quella della casalinga che prepara tutto per questo santo incontro!
Che accattivante leggere il testo biblico del Vangelo domenicale e commentarlo tra tutti! (Il Vangelo 2019 può servirci).
Che conversazioni interessanti su lavoro, studio, preoccupazioni, gioie!
Quali luci, che speranza, che consiglio, che risate intorno al tavolo!
Il pranzo della domenica è un piccolo momento sulla strada per una famiglia migliore.
Il pranzo domenicale è un passo verso il rispetto delle promesse di Dio, di cui oggi abbiamo il responsabilità di portarle alla realtà.
Dio ci dice con speranza:

“L’amore è paziente, è utile, non è invidioso, né cerca di apparire, non è orgoglioso o agisce con cura, non cerca il suo interesse, non si irrita; dimentica e perdona le offese, non gioisce mai dell’ingiustizia e gioisce sempre della verità. Tutto dura, crede a tutto, si aspetta tutto, sopporta tutto” (1° Corinthians, capitolo 13, 4-7).

Riesci a immaginare tutta la famiglia che vive questo amore?
Riesci a immaginare tutta Cuba che vive questo amore?
Cos’altro vogliamo?
Abbiamo speranza.

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