mercoledì 15 novembre 2020
Giornata Mondiale dei Poveri
Serviamo il Signore e i fratelli nella speranza che Egli ci dica nell’ultimo giorno: “Servo buono e fedele; come siete stati fedeli nel piccolo… entrare nella gioia del vostro Signore”.
Letture
Prima lettura
Leggere il libro dei Proverbi 31, 10-13. 19-20. 30-31
Una donna forte, chi la troverà? Supera le perle in valore.
Suo marito si fida di lei, perché non gli mancano le ricchezze.
Ti porta profitti, non perdite, ogni giorno della tua vita.
Cerca lana e lino e li lavora con la destrezza delle sue mani.
Applica le mani al mandrino, con le dita che tengono la ruota.
Apre le mani ai bisognosi e si rivolge ai poveri.
Ingannevole è la grazia, la bellezza fugace; Chi teme il Signore merita una lode.
Cantale per il successo del suo lavoro, che le sue opere la lodano in pubblico.
Salmo
Vieni fuori 127, 1-2. 3. 4-5
R/. Beato chi teme il Signore.
Beato chi teme il Signore e segue le sue vie.
Mangerai il frutto del tuo lavoro, sarai beato, farò bene. R/.
Tua moglie, come una parra fruttuosa, nel mezzo di casa tua;
i vostri figli, come gli ulivi, intorno al vostro tavolo. R/.
Questa è la benedizione dell’uomo che teme il Signore. Che il Signore vi benedica da Sion, veda la prosperità di Gerusalemme ogni giorno della vostra vita. R/.
Seconda lettura
Lettura della prima lettera di San Paolo ai Tessagliani 5, 1-6
Per quanto riguarda il tempo e le circostanze, fratelli, non avete bisogno che vi scriva, perché sapete perfettamente che il Giorno del Signore verrà come ladro di notte. Quando dicono “pace e sicurezza”, allora, improvvisamente, saranno rovinati, come i dolori di lavoro a cui è incinta, e non saranno in grado di fuggire.
Ma voi, fratelli, non vivete nell’oscurità, in modo che quel giorno vi sorprenderà come ladro; perché sono tutti figli della luce e figli del giorno; non siamo di notte o di oscurità.
Quindi non doniamoci al sogno come gli altri, ma siamo svegli e viviamo sobriamente.
Vangelo
Leggere il Santo Vangelo secondo Matteo 25, 14-30
A quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
“Un uomo, mentre andava in viaggio, chiamò i suoi servi e li lasciò a capo dei suoi beni: lasciò cinque talenti, altri due, l’altro, ciascuno secondo le sue capacità; poi se ne andò.
Quello che ha ricevuto cinque talenti è andato immediatamente a negoziare con loro e ne ha vinti altri cinque. Quello che ne ha ricevuti due ha fatto la stessa cosa e ne ha vinti altri due.
Invece, chi ne ricevette uno andò a fare un buco nel terreno e nascose i soldi del suo signore.
Dopo molto tempo arriva il signore di quei servi e si propone di saldare i conti con loro.
Si avvicinò a quello che aveva ricevuto cinque talenti e lo presentò ad altri cinque, dicendo:
‘Signore, cinque talenti mi hai lasciato; guarda, ho vinto altri cinque.
Il suo signore gli disse:
‘Beh, servo buono e fedele; Poiché siete stati fedeli nel poco, vi darò una posizione importante; entrare nella gioia del vostro signore.
Poi venne quello che aveva ricevuto due talenti e disse:
‘Signore, due talenti mi ha lasciato; guarda, ho vinto altri due.
Il suo signore gli disse:
‘Beh, servo buono e fedele; Poiché siete stati fedeli nel poco, vi darò una posizione importante; entrare nella gioia del vostro signore.
Anche chi aveva ricevuto un talento si avvicinò e disse:
‘Signore, sapevo che sei esigente, che falci dove non semina e raccogli dove non ti diffondi, avevo paura, e sono andato a nascondere il tuo talento sottoterra. Ecco la tua cosa.
Il Signore rispose:
‘Tu sei un servo negligente e pigro. Quindi sapevi che sto seguendo dove non semina e ritiro dove non mi diffondo? Beh, avresti dovuto mettere i miei soldi in banca, così quando sono tornato, avrei potuto raccogliere i miei interessi. Togliti il talento e dailo a chi ha dieci anni. Perché quello che ha sarà dato e lasciato, ma quello che non ha gli sarà portato via fino a quello che ha. E quel servo inutile, buttarlo fuori, nell’oscurità; ci sarà pianto e macinazione dei denti.
Commento
Prima di entrare nel contenuto dell’odierna Parola di Dio, siamo collocati nel contesto di questa domenica, penultima dell’Anno Liturgico, davanti alla solennità di Gesù Cristo Re dell’Universo, in cui Papa Francesco ci invita a celebrare la QUARTA Giornata Mondiale dei Poveri.
“Invito tutta la Chiesa e gli uomini e le donne di buona volontà a tenere gli occhi fissi su coloro che li raggiungono gridando aiuto e chiedendo la nostra solidarietà. Sono nostri fratelli e sorelle, creati e amati dal Padre celeste. Questa Giornata mira, prima di tutto, a incoraggiare i credenti a reagire alla cultura dello scarto e dello spreco, facendo propria la cultura dell’incontro. Allo stesso tempo, l’invito è rivolto a tutti, indipendentemente dalla loro confessione religiosa, affinché si preparino a condividere con i poveri attraverso ogni azione di solidarietà, come segno concreto di fraternità. Dio ha creato il cielo e la terra per tutti; sono gli uomini, purtroppo, che hanno eretto confini, muri e recinzioni, tradendo il dono originale destinato all’umanità senza alcuna esclusione”. Lo ha detto Papa Francesco nel Messaggio per il Primo Giorno del 2017 all’insegna del motto: “Non amiamo con la parola ma con le opere”.
Il motto del giorno di quest’anno è: “Raggiungi i poveri” (Sì 7:32). E nel suo messaggio il Papa spiega questo: “Raggiungere è un segno: un segno che richiama subito vicinanza, solidarietà, amore. In questi mesi, quando il mondo intero è stato sopraffatto da un virus che ha portato dolore e morte, scoraggiamento e smarrimento, quante mani abbiamo potuto vedere! La mano sdraiata del medico che si preoccupa di ogni paziente che cerca di trovare il rimedio giusto. La mano sdraiata dell’infermiera e dell’infermiera che, ben oltre l’orario di lavoro, restano a prendersi cura dei malati. La mano bugiarda di chi lavora nell’amministrazione e fornisce i mezzi per salvare quante più vite possibili. La mano sdraiata del farmacista, che è esposto a tante richieste a rischio di contatto con le persone. La mano tesa del sacerdote che benedice con il cuore strappato. La mano sdraiata del volontario aiuta chi vive per strada e chi, pur avendo un tetto, non ha cibo. La mano bugiarda di uomini e donne che lavorano per fornire servizi essenziali e sicurezza. E altre mani si allungarono che potremmo descrivere fino a quando non comporiamo una litania di buone azioni. Tutte queste mani hanno sfidato il contagio e la paura di dare sostegno e conforto.
Papa Francesco ci invita a capire che la mano tesa, la nostra dedizione ai poveri, non può essere separata dal nostro rapporto con Dio, dalla fede in Lui e dalla preghiera a Lui. “La preghiera a Dio e la solidarietà con i poveri e i sofferenti sono inseparabili. Per celebrare un culto gradito al Signore, è necessario riconoscere che ogni persona, anche la più indigente e disprezzata, porta in sé l’immagine di Dio. Da questa attenzione deriva il dono della benedizione divina, attratti dalla generosità che si pratica verso i poveri. Pertanto, il tempo dedicato alla preghiera non può mai diventare un alibi per trascurare il prossimo bisognoso; ma al contrario: la benedizione del Signore scende su di noi e la preghiera compie il suo scopo quando è accompagnata dal servizio ai poveri. Quanto è attuale questo antico insegnamento, anche per noi! Infatti, la Parola di Dio va oltre lo spazio, il tempo, le religioni e le culture. La generosità che sostiene i deboli, conforta gli afflitti, allevia la sofferenza, restituisce dignità a chi ne è privato, è condizione per una vita pienamente umana. La possibilità di dedicarsi ai poveri e di soddisfare le loro molteplici e variegate esigenze non può essere condizionata dal tempo a disposizione o dagli interessi privati, o da progetti pastorali o sociali che non sono infuriati. La potenza della grazia di Dio non può essere soffocata dalla tendenza narcisistica a mettersi sempre al primo posto”.
Pertanto, quando andiamo alla celebrazione dell’Eucaristia, quando condividiamo la Parola di Cristo, insieme al suo Corpo e al Suo Sangue, dobbiamo portare con noi il nome, i sentimenti, il dolore dei poveri, conosciuti o sconosciuti. Cristo è in loro, e da loro chiede una maggiore coerenza della vita con il Vangelo; che il nostro egoismo e la nostra indifferenza sono superati dalla Sua contemplazione in loro.
L’odierna Parola di Dio inizia con un canto alla donna forte, alla donna che fa della bontà e della fedeltà i migliori ornamenti che la abbelliscano. Dice il testo dei Proverbi, “apre le mani ai bisognosi e si rivolge ai poveri”. Senza dubbio Dio ha posto nel cuore femminile una particolare sensibilità verso i poveri e i bisognosi. Quante opere caritative, assistenziali, promozionali hanno alle spalle l’intelligenza e il buon lavoro di donne coraggiose e dedicate, consacrate o meno, sia all’interno che all’esterno della Chiesa. Chi meglio della donna si allunga… al vecchio, ai malati, ai bambini, a coloro che passano ogni tipo di calamità. Dietro la sua mano sdraiata, dolce e gentile, va anche il suo cuore pieno d’amore, fedele riflesso del cuore paterno e materno di Dio.
Il Vangelo di oggi ci aiuta a renderci conto che siamo tutti poveri perché tutto ciò che siamo e abbiamo ricevuto da Dio. Era ricco è diventato povero per noi per arricchirci tutti. Ci ha guardato con amore, ci ha dato esistenza e ci ha riempito di talenti, qualità e potenzialità, ognuno di noi in modo diverso, senza alcun merito da parte nostra. Siamo depositari dei tuoi beni. Ognuno di noi è un bellissimo campo piantato con semi, che sono stati deposti lì dal Creatore per dare frutti.
Di tutto questo, l’ultimo giorno, dovremo essere ritenuti responsabili, come i servi della parabola. Molte volte viviamo così impegnati nelle cose del presente che dimentichiamo che la vita un giorno finirà; forse, se ci pensassimo di tanto in tanto, senza angoscia o peso, non indosseremmo così tanto in ciò che non vale, in ciò che accade, e ci metteremmo più impegno in ciò che arricchisce e rimane veramente. l’amore per Dio e per il prossimo incarnato nelle opere di misericordia.
Il modo per moltiplicare i talenti che Dio ci ha dato è usarli per il bene degli altri, come opere d’amore che saltano nella vita eterna. San Giovanni della Croce dice che “alla fine della vita, saremo esaminati nell’amore”. Non credo che il Signore ci chieda se abbiamo fatto molte cose, ma se le abbiamo fatto con amore. Non credo che ci passerà il conto delle nostre miserie, ma chiederà ciò che, essendo in grado di fare, non abbiamo fatto per gli altri. Quanto poco ci accusiamo delle nostre omissioni intenzionali, delle vigliacche assenze e dei nostri silenzi, della nostra pigrizia e negligenza!
A volte ci illudiamo nel pensare che se ci doniamo a Dio, se diciamo di sì, Egli ci chiederà grandi rinunce e sacrifici, che non siamo disposti a fare. Con questa scusa smettiamo di essere buoni con gli altri e fedeli a Lui nelle piccole cose di ogni giorno, nel normale, nel quotidiano, nella routine, nel piccolo. Il piccolo, il piccolo, il povero, l’apparentemente insignificante sono come le pennellate di un dipinto murale che ritrae la nostra esistenza, i fili intrecciati che impreziosiscono il tessuto della nostra vita. Essere fedeli nel piccolo… che grande programma di vita, quanto semplice, ma quanto difficile allo stesso tempo.
Gesù Cristo, figlio eterno del Padre, servo buono e fedele, che ha fatto della sua vita un dono agli altri, ci viene dato di nuovo nell’Eucaristia, sotto le povere apparenze del pane e del vino. Come figli di luce, non di tenebre, ogni volta che lo accogliamo annunciamo la Sua morte e risurrezione in attesa dell’ultimo giorno in cui Egli ritorna.
Preghiera
Signore Gesù, fratello dei poveri,
di fronte al bagliore torbido del potente sei diventato impotente.
Dalle altezze stellari della divinità hai abbassato l’uomo a toccare il fondo.
Essendo ricchezza, sei diventata povertà.
Essendo l’asse del mondo, sei diventato periferia, emarginazione, prigionia.
Hai messo da parte i ricchi e i soddisfatti e hai preso la fiaccola degli oppressi e dei dimenticati, e scommetti su di loro.
Portando in alto la bandiera della misericordia hai camminato per le cime e rotto dietro le pecore ferite.
Lei ha detto che i ricchi avevano già il loro dio e che solo i poveri offrono spazi liberi per stupire; per loro sarà il sole e il regno, il trigale e il raccolto. Benedetto!
È giunto il momento di alzare le tende e di mentre ci accingiamo a fermare la miseria e le insipide, piangere e piangere, rompere il metallo delle catene e sostenere la dignità combattente, che è arrivata, senza sosta, l’alba della liberazione quando le spade saranno sepolte nella terra germinante.
Ci sono molti poveri, Signore; sono legioni. Il suo grido è sordo, crescente, impetuoso e talvolta minaccioso come una tempesta imminente.
Donaci, Signore Gesù, il tuo cuore sensibile e rischioso; liberarci dall’indifferenza e dalla passività; ci rendono in grado di impegnarci e scommettere, anche, sui poveri e abbandonati.
È tempo di raccogliere gli stendardi della giustizia e della pace e andare a fondo della folla tra tensioni e conflitti, e sfidare il materialismo con soluzioni alternative.
Donaci, o Re dei poveri, la saggezza di tessere un’unica ghirlanda con quei due fiori rossi: contemplazione e combattimento.
E dacci la corona della Beatitudine. Amen.
(P. Ignacio Larrañaga)
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