“Mentre leggiamo sperimentiamo una curiosa avidità di continuare, non solo per l’interesse che ci risveglia, ma anche per le qualità della sua attenta prosa, sempre attenta a sfumature significative che ci vengono presentate con indubbio successo”.
Enrique Saínz
L’apparizione del volume Essays, di Raúl Hernández Novás (Fondo editoriale Casa de las Américas, 2018), un compendio prologo dal critico, ricercatore e accademico Enrique Saínz, salva la prosa saggistica sparsa in riviste culturali come Casa de las Américas, La Gaceta de Cuba … di chi è stato ampiamente celebrato poeta tra i suoi contemporanei e anche per altre generazioni che si sono avvicinati ai suoi libri degli anni Ottanta e Novanta (Da capo, Animal civil, Sonetos a Gelsomina e Atlas salta). Non dimenticate anche le deferenze intellettuali che si sono ensofiate nei suoi diversi momenti per far conoscere la poesia (2000) e altre poesie (2015).
Già questo lavoro di localizzazione e raggruppamento sarebbe diventato il primo merito di un libro che aspira al vertebrato – e ammettiamo che ci riesce – a Raúl Hernández Novás (1948-1993) saggista. Ora, associare tutti questi testi (ventitré in totale) significa che, in caso contrario, il lettore è più attaccato ad alcuni di essi da temi o figure e persino dalla scrittura stessa, che sembra rispondere a un unico modo di concepirsi. Ma l’avanzamento nella lettura ci rivela una prova di vari toni, scopi ed estensioni che, naturalmente, intravedono sia l’autore che le sue preferenze o assiduità.1 Le distinzioni tendono anche a rivelare ciò che non deve essere affrontato. Tenete a mente quanto sopra, perché a Hernández Novás non è incapacità o delusione. Molto semplicemente, c’erano questioni che non gli interessavano. È da quello che scrive e analizza quanto dovremmo preoccuparci, non il suo desanimos o i nostri gusti, anche se sapeva prendere le distanze e persino coprire i suoi gusti per ottenere una maggiore persistenza, lucidità e critica imparzialità.
Sorprendente quando, incontrando riferimenti al cinema di Douglas Sirk, Pedro Almodóvar e David Lynch, abbiamo partecipato ai trasferimenti di letteratura al cinema sin dalla coproduzione argentina-americana Il bacio della donna ragno, il romanzo di Manuel Puig che, diretto da Héctor Babenco, stimola l’obiettivo di Novás: “L’industria americana è sempre stata rivelata non solo come un campo allettante ma come un’eccellente scuola del mestiere. Ma il mestiere insegnato dal cinema americano serve a fare, soprattutto, buoni film americani” (p. 300). Qui scrive il critico della letteratura che, conoscendo necessariamente la settima arte, deve usarla per illustrare ciò che è inevitabile: i rapporti tiranno tra cinema e letteratura o viceversa. Il suo commento non solo è arricchito, ma sale a sconsediare il lettore in attesa stesso. Ecco perché in “The Spider Woman Challenge” e, soprattutto, in “Post Script: More about Puig, Kisses and Spiders”, c’è anche nel rigore, la critica cinematografica.
Più che lezioni, troviamo le proposte di interpretazione a disagio, non definitive. Eppure ogni testo dà spazio all’input del lettore come se volesse sentirlo. Rivolgendo il saggista alla storia descrittiva, si sente che non è limitato. Ma è un lapsus. Non ha bisogno di specificare il midollo di ciò che trova. È dalle possibili riserve di un testo prima degli altri, ma già vicino alla rilettura, che il saggista parte e ritorna. E lì, dove un io privilegiato che si relaziona potrebbe glorificarsi, avvertiamo lo storico presto, senza risolvere enigmi umani, come Edipo/Michelet, di considerare le conquiste passate, riemerse al presente, di illuminarlo. Questa sarebbe la metafora di Ezechiele per l’immagine dello storico della raccolta delle ossa che rinnova anche la polvere creativa dell’umanità.2 Ripara volutamente “Name things: Elisha Diego”, un testo accattivante che, come quelli riguardanti Vallejo e Octavian Paz”, ci permette anche di valutare le associazioni interartiste frequenti nel saggismo di Novás.
Con questi saggi si conferma ancora una volta una realtà: le nostre riflessioni scritte più illuminate provengono quasi sempre da poeti indispensabili. Tuttavia, ciò non significa che cerchino in ogni momento – anche a intervalli – di fare prosa poetica. Non è una condizione forzata per ottenere un test eccellente. Da questo e da altri requisiti fu molto chiaro Raúl Hernández Novás. Ω
Note
1 Confronta se non una scrittura piacevole come “Il canto popolare dei pasti” con il travolgente “Verso la patria del guatemalteco”. E, nonostante le sue disuguaglianze nelle echuras e negli scopi, in entrambi transita l’analista penetrante armato dallo scrittore perspicoso nei giudizi e molto attento al linguaggio.
2 View di Roland Barthes: Michelet, traduzione di Jorge Ferreiro, Messico, Fondo de Cultura Económica, 1988.
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