Passando per Viale Monumentale, sono molti coloro che sono intrappolati dalla bellezza che mostra la proprietà in cui risiede la nostra casa dal 2010. Una grande croce verticale sopra l’edificio centrale saluta tutti coloro che stanno arrivando, pochissimi sanno dove si trova. I seminaristi vengono utilizzati, soprattutto nei fine settimana, per uscire o tornare in seminario in uno dei guaguas pubblici che attraversano quella zona, la A21 e in molte occasioni ci è stato chiesto “cos’è quel posto”, chi vive lì?” senza perdere la già informata della questione che ci chiede direttamente: “Siete quelli del convento?”.
Un grande manifesto annuncia chiaramente il Seminario San Carlos e San Ambrosio, ma non tutti lo capiscono. Quasi sempre spieghiamo che siamo seminaristi, e poiché questo di solito non lascia felici le persone, va detto nel modo più popolare: “coloro che studiano per essere sacerdoti della Chiesa cattolica”. Quindi ci capite, ma le domande non si fermano: “Le cure, e questo esiste ancora a Cuba, non è studiato a Roma, siete voi che potete essere papi?”.
La gente è stupita dalla notizia dell’uomo di Dio e siamo stupiti dalla diffusa disconoscenza della gente al riguardo. Prima, molto prima, tutti, almeno ascoltando, sapevano cosa fosse il seminario e per cosa fosse studiato. Ma la realtà dei nostri tempi è diversa; la gente sa che i sacerdoti esistono e alcuni ci ascoltano ci chiedono persino di benedirli, o dicono: “Quanto è bella quella razza!” Ma non c’è profondità nel capire perché un uomo vuole dotarsi totalmente a Dio. Infatti, quando si parla della vocazione sacerdotale con qualche incontro, il dialogo spesso si conclude in un’intervista e subito le classiche domande: “E non puoi sposarti, e non puoi avere figli?”. È come un libro di fiabe di cui puoi immaginare la fine, sempre lo stesso.
E ancora per cominciare: “No, non ci sposiamo, non avremo figli, siamo uomini di e per Dio con tutto il nostro essere”. Questo può sembrare spaventoso, dopo tutto quando l’altro ti chiede della moglie o dei figli sta crocificando in anticipo la trascendenza, ti sta dicendo, anche con il suo inconscio: “Non avrai qualcuno tangibile con cui piangere o ridere al letto?” o cosa può sembrare più spaventoso per l’uomo, forse non solo quello di oggi ma quello di tutti i tempi ” “alla fine dei tuoi giorni, non ci sarà nessuno che si prenda cura di te, dovrai andare in una casa di cura, morirai da solo?”
Il sacerdozio è un cammino vocaci, che non abbiamo iniziato, ma il Signore Gesù e che con il suo aiuto camminiamo gradualmente. Questo cammino si fa ogni giorno, quando il Padre per azione dello Spirito Santo moltiplica e trasforma il nostro pezzo di pane e il nostro piccolo vino, per dare senso a questa vita che manca di essenza senza la presenza reale e personale del suo amato Figlio, il nostro Salvatore. La vita sacerdotale è anche la continua offerta di celibato e castità, di non sposarsi, di non avere figli, non come obbligo imposto ma come assaggio della vita eterna dove saremo come angeli. È un’offerta di obbedienza e povertà essere come Cristo. Il sacerdozio è il dono per il quale la Divinità continua a benedire la creazione attraverso i sacramenti. Il sacerdote non è un uomo con capacità assolute e soprannaturali, ma un uomo chiamato dall’Assoluto e dal Soprannaturale, che lo aiuta con la sua misericordia affinché possa rimanere fedele alla vocazione a cui è stato invitato.
I seminaristi attraversano la vita proclamando d’ora in poi ciò che ci muove e ci travolge di gioia, dicendo a tutti che la grazia di Dio non può essere gettata in un sacco spezzato e invitandoli a vivere con intensità la loro vocazione comune, quella della santità, quella che ci invita ad essere migliori ogni giorno per amore di Cristo e dei fratelli e sorelle , non importa dove siamo o dove stiamo andando.
Cerchiamo sempre di essere seminatori di speranza nel mondo, anche se alcuni di noi, con la nostra chiamata, optano per la vita celibe. E non importa se dobbiamo leggere lo stesso libro di storie nella moltitudine di un guagua, dove siamo anche invitati ad evangelizzare e aiutare gli altri a incontrare la persona di Cristo, conforto dei nostri dolori e causa delle nostre gioie. Ω
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