Parole di P. Jorge Luis Pérez Soto a Sua Eccellenza Juan Carlos Varela, Presidente della Repubblica di Panama, in visita all’Arcivescovado dell’Avana.

Palabras del P. Jorge Luis Pérez Soto al Excelentísimo Sr. Juan Carlos Varela, presidente de la República de Panamá, en su visita al Arzobispado de La Habana.

Juan Carlos Varela, Presidente della Repubblica di Panama:

Il profeta Isaia proclama: “Quanto sono belli i piedi del messaggero che proclama la pace, che porta buone notizie…”

Il messaggio del profeta è un’ambasciata di conforto e di speranza per le persone che vivono nella schiavitù dell’esilio e che si realizza nell’annuncio di una persona che diventa la vicinanza storica di Dio al suo popolo. Israele, nel corso della storia, ha identificato alcuni personaggi con questo buon messaggero di notizie. E la fede cristiana è pienamente soddisfatta dalla promessa dell’Antico Testamento in Gesù Cristo e in tutti coloro che, nel Suo nome, diventano come Lui costruttori di ponti e di pace.

La sede di questo Arcivescovato dell’Avana è oggi piena di gioia ed eccitazione dopo averti ricevuto. La sua patria, per vocazione naturale e disegno della Divina Provvidenza, è un ponte che sconsegna continenti e popoli. Voi e il vostro governo siete stati fedeli a questa ispirazione, e la nostra Patria cubana e la nostra Chiesa avete molto da ringraziare. A Panama, l’11 aprile 2015, i presidenti cubani e americani hanno fatto le mani per la prima volta in oltre cinquant’anni, iniziando finora un percorso di dialogo inedito. La sua amministrazione e la generosità del popolo panamense erano essenziali per risolvere il dramma migratorio di molte famiglie cubane bloccate sull’istmo. Per questi gesti molto importanti per Cuba, la ringrazio molto, signor Presidente.

C’è molta gioia, speranza ed entusiasmo questo pomeriggio e in larga misura è anche grazie alla generosità del suo governo, di tutto il suo popolo e della Chiesa che pellegrini a Panama. Dal 22 al 27 gennaio la Chiesa Universale avrà il suo cuore giovane a Panama City con la celebrazione della Trentaquattresima Giornata Mondiale della Gioventù presieduta dal nostro amato Papa Francesco. Sappiamo bene, signor Presidente, degli sforzi che lei personalmente e tutta la sua squadra avete profuso nella preparazione di questo magnifico evento e in modo speciale nell’agevolare i processi in modo che una grande delegazione cubana possa parteciparvi. Questi giovani che si incontrano questo pomeriggio qui sono volti concreti dei 471 delegati da Cuba alla GMG.  Questa partecipazione segna una pietra miliare storica nella presenza di Cuba negli incontri globali della Chiesa. Il giorno precedente con una partecipazione molto significativa è stato quello del 2002 a Toronto con 200 delegati. In questa occasione il sogno espresso dal nostro Papa Francesco si realizza quando ha detto “Perché molti giovani cubani partecipino…”. Questo grazie agli sforzi di molte famiglie cubane, all’interno e all’esterno dell’isola che hanno sostenuto finanziariamente i loro figli, grazie al sostegno delle chiese sorelle e grazie alle strutture di gestione che il loro governo, attraverso l’Ambasciata e il Consolato della Repubblica di Panama a Cuba, ha avuto per noi. Per molti dei nostri pellegrini sarà la prima volta che visitano una terra diversa da quella che li ha visti nascere. Questo provoca anche speranza e illusione perché significa orizzonti lunghi e vite trovate che dalla fede costruiscono l’uomo interiore nell’incontro con i compagni di altre culture, i suoi modi di vedere la vita e di vivere ed esprimere la fede in Gesù Cristo, l’unico Salvatore di tutta l’umanità che agerà un mondo unito e pacifico. In questo modo, la partecipazione di Cuba a questa GMG Panama 2019 diventa anche un segno di speranza, comunione e pace tra popoli, popoli e nazioni.

Ci auguriamo che attraverso di voi abbia ricevuto anche la nostra gratitudine al Mons.

I nostri giovani vogliono parlarvi, esprimere la vostra gratitudine, testimoniare la vostra preghiera per voi, la vostra famiglia, i vostri collaboratori e tutto il nostro caro e fratello popolo di Panama.

Il nostro José Martí ha scritto: Coltivo una rosa bianca a luglio come a gennaio per l’amico sincero che mi dà la sua mano franca. Non raggiungerebbero questo pomeriggio le rose di un cespuglio di rose per stringere la mano a coloro che ci hanno trattato come un amico così accattivante. Ancora una volta, la ringrazio molto, signor Presidente.

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