Faulkner: tra Bibbia e maestria letteraria

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Alla mia generazione letteraria in particolare, quella emersa negli anni ’90 a Cuba, i grandi narratori di quel secolo in America Latina (Carpentier, Borges, Rulfo, García Márquez, Juan Carlos Onetti, Vargas Llosa, Carlos Fuentes…) erano gli insegnanti più accattivanti, e a volte non eravamo larghi che un insegnante prima di loro, l’americano William Faulkner (Premio Nobel per la letteratura 1949), avesse seminato cattedra nell’anima delle creazioni di questi elementi essenziali.

William Faulkner (New Albany, Mississippi 1897–Byhalia, Missisipi 1962) è stato l’autore di un gruppo di romanzi davvero memorabili, tra cui The Rumble and Fury (considerato il suo lavoro di vertice), While Agonizing, The Wild Palms, August Light, Absalom, Absalom! e Descends, Moses, tra gli altri ampiamente applaudito in modo uniforme dalla critica e dal pubblico, una doppia fortuna che, secondo lo scrittore peruviano Mario Vargas Llosa, si verifica nel caso di Faulkner e della colombiana García Márquez …, ma in non molti altri autori.

Il pareggio sudamericano di Faulkner, come quello disegnato da Erskine Caldwell, Harper Lee e Carson Mc Cullers, tra gli altri, è duro. Molto difficile. È la parte delle grandi piantagioni di schiavi, il perdente della guerra civile, la culla del Ku Klux Klan e il linciaggio dei neri. È la terra che la incendierà per sempre. Da questa parte degli Stati Uniti, faulkner stesso ha detto in The Rumble and Fury: “Non sfugge al Sud, non si guarisce dal suo passato”.

Dicono che Faulkner, creatore di una contea immaginaria chiamata Yoknapatawpha, che sarebbe servito da modello per la successiva creazione del Comala di Juan Rulfo, Santamaría di Juan Carlos Onetti e Macondo di El Gabo, anche se aveva abilità out-of-the-box per inventare creature, opinioni narrative e scenari veramente rinnovati all’interno della letteratura, non sembrava essere un uomo di un’ampia cultura , che lo portò come un’eredità che, quando si trattava di tenere una conferenza, il palcoscenico divenne un campo di battaglia dal quale non uscì quasi mai vittorioso.

Invece, altri sostengono che, fin dalla sua adolescenza, fosse un vorace lettore di autori come Shakespeare, romanzieri russi, poeti elisabettiani e la Bibbia, da dove sapeva trarre più di un’interpretazione quando si trattava di aprirsi alle profondità dell’anima umana e di regalare pezzi sorprendenti in questo senso come Absalom, Absalom! E scendi, Mosè.

Lui, come migliaia di autori, non avrebbe lasciato che la sua immaginazione letteraria passasse indifferente al testo narrativo più famoso di tutti, dal quale scrittori e scrittori maggiori e minori, credenti e non credenti, consacrati e principianti hanno tratto un succo abbondante.

In questo senso, varrebbe la pena menzionare lo scrittore peruviano Joe Ilgimae: “Per più di trecento o quattrocento anni, la Bibbia ha determinato molto l’identità storica e sociale dell’Occidente. Di conseguenza, il libro ha fornito all’umanità strumenti fattibili per la citazione, il fraseggio e la memoria.

La Bibbia: una fonte inesauribile di ispirazione letteraria

Absalom, Absalom! (1936) prende il nome da Samuele 19.5, che presenta una frase di re Davide (“Absalom mio figlio, mio figlio Absalom”), amaramente pronunciata dopo aver appreso la notizia della morte violenta di suo figlio per mano di Joab durante una feroce battaglia.

Ad Absalom, Absalom!, situata nel contesto del Sud americano, questa storia biblica sarà reinterpretata dalla dinastia fondata da Thomas Stupen, personaggio egocentrico, ladro, sfruttatore e schiavo, che fa una fortuna considerevole, ma non può impedire alla propria famiglia di scoppiare di odio contro la sua persona. Come lo scrittore spagnolo José Luis Alvarado vi ha fatto riferimento: “Absalón, Absalón! è un incubo che si legge come un incubo.

In Descended, Moses (1942), un romanzo che può anche essere letto come una serie di resoconti “indipendenti”, i riferimenti presi dalle Sacre Scritture, specialmente dall’Antico Testamento, saranno più estesi, poiché Faulkner reinterpreta sottilmente personaggi biblici come Adamo ed Eva, Sau e Giacobbe, il profeta Mosè e Isacco. e li accoglie, con altri nomi e altri drammi esistenziali, nello spazio brutale dell’inospito e della geografia maledetta di Yoknapatawpha, dove l’Eden verginale finisce per diventare un vero e proprio incubo con esseri privi di tutti gli scrupoli.

“I personaggi di Faulkner”, ha visto lo scrittore J. J. Landero, “commentano, analizzano, interrogano, interpretano, travisano e traducono la Bibbia. In breve: incorporano la Bibbia nel libro e, allo stesso tempo, gran parte della narrazione è strutturata intorno agli eventi più importanti della storia del cristianesimo. I resoconti, oltre ad un significato allegorico, elevano al di sopra di una complessa relazione reciproca con il testo a cui si riferiscono. Alcuni dei personaggi reinterpretano i passi biblici e analizzano il loro significato man mano che si renderanno conto delle implicazioni che il cristianesimo ha per la loro vita”.

Per quanto riguarda lo stesso autore, un uomo di educazione protestante rayana nel puritanesimo, Ilgimae chiarisce questo dettaglio poco semplicistico: “La posizione di William Faulkner di fronte alla Bibbia è ben nota. L’autore di The Wild Palm Trees diceva che, per mentere prima di scrivere, ri-leggeva sempre alcune pagine dell’Antico Testamento.

Sia nel primo caso che nel secondo, in While Agonizing o nella storia Smoke, la capacità autodistruttiva che una famiglia può raggiungere, sono il piatto principale della proposta faulkneriana.

Lo scrittore spagnolo Antonio Muñoz Molina ha detto che molti scrittori sono venuti sulle pagine di El Chisciotte per prendere dal capolavoro di Cervantes non pochi riferimenti per condire le sue opere. Allora, cosa dire della Bibbia?

Dalle Confessioni, di Agostino d’Ippona (iv-v secoli), o forse degli anni precedenti, attraverso la Divina Commedia, di Dante, Il Paradiso Perduto, di John Milton, ad autori noti come Shakespeare (si sostiene che tradusse diversi Salmi), Suor Juana Inés de la Cruz, Leon Tolstoy, Virginia Wolf, Jorge Luis Borges, Julio Cortázar, Virgilio Piñera, Emmanuel Carrere, José , Amor Oz, J.M. Coetzee, Fanny Rubio, Eduardo Mendoza…, fino a formare una lista semplicemente infinita, le pagine della Bibbia hanno battuto forte o in sordità negli eventi che raccontano, poetizzano o drammatizzano migliaia di autori, di fede convinta o dubbia o senza fede, tra cui, ovviamente, quello straordinario autore, maestro di grandi autori, di nome William Faulkner.

Sicuramente ora, in tempi di raduno obbligatorio, non sarebbe male fermarsi, almeno, davanti alle superbe pagine di questa coppia di opere di un maestro dei nostri maestri. Ne varrebbe la pena. Ne vale davvero la pena.

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