Quando ci sono buone fette rimaste

“Povero di coloro che nella rispidità dell’esistenza non possono contare sul manico di un vecchio poema o su un carattere ineffabile della letteratura. Ci si potrebbe chiedere se gran parte della povertà spirituale che a volte ci schiaffeggia non provengo da persone prive del magico arsenale di immaginazione e poesia.

Mirta Yáñez

 

 

Archivos traspapelados (Ediciones Matanzas, 2018)
File di traduzione (Matanzas Editions, 2018)

Quando si trovano archivi trasittazionali (Matanzas Editions, 2018), alcuni lettori possono facilmente accusare il nuovo volume di prosa di Mirta Yáñez. Prosa facile? Quello che si suppone, per errore, provoca l’incipiente scrittura di riviste, confessioni, memorie, testimonianze, cronache dell’istante, ricordi, autobiografie non così canoniche… insomma, come se le note o le note di un’esperienza vitale o professionale fossero condannate per brevità e pienezza alla disattenzione, per essere meno che generi letterari.

Sotto non so quale procedura analitica o malquerenza nei confronti di un autore, si potrebbe pensare che un libro classificato come “molto personale” abbia poco a che fare o desdica da altre fasi creative; si potrebbe pensare – e questo è peggio – che l’apparizione di un libro come Translational Archives risponda alla necessità di salvare uno scrittore che non ha pubblicato per molto tempo.

Se quanto sopra fosse vero, il movente sarebbe schivato. Conta l’esito della stampa, ma nessun riscatto. Non c’è nemmeno un favore. Mirta Yáñez non lo chiede. In effetti, gli scrittori non devono essere legittimati dalla religiosità con cui (lo) pubblicano. L’insistenza dello scrittore è un’altra questione. Ora, la sua costanza supera la volontà o l’indifferenza di un editoriale.

Gli editori, naturalmente, influenzano la costruzione o la riaffermazione di un autore. Le donne cubane – posso dirlo con la conoscenza della causa – spesso pubblicano a scrittori noti o come condizione per aver vinto un premio. Fortunatamente, comitati di valutazione rigorosi e ossed diversificano il catalogo delle nostre case del libro.

Mirta Yáñez
Mirta Yáñez

Penseresti che un autore deve essere ai margini di come funziona un editoriale. Al contrario. L’autore merita di sapere se il suo manoscritto è trionfante o meno. È un diritto sia del consacrato che del romanzo. In questo senso, ci sono diversi inconvenienti che qualsiasi scrittore in questo paese deve affrontare, quindi ha raggiunto il Premio del Lettore, il Premio Nazionale per la Letteratura o uno sconosciuto.

Continuamente pubblicato da quasi tutti gli editori nazionali e nonostante i suoi riconoscimenti in narrativa, poesia e saggio, Mirta Yáñez conosce i processi, tra errori e possibilità, del libro (e della stampa) a Cuba, perché “nonostante le risorse e gli impegni, non ci sono ancora libri belli, piacevoli all’occhio e al tatto, e all’odore. E se si tratta di trasmettere loro… o è stato che non abbiamo avuto la fortuna di avere nella nostra infanzia alcuni libri che sembravano abbastanza belli da mangiarli?” È consapevole del destino del lavoro e del suo lavoro degli altri. Potrebbe anche essere stato in grado di pubblicizzare The Transpathy Archives per anni, ma il volume sta arrivando ora e dobbiamo attenerci a questo.

Evidenzia la facilità dell’opinione narrata. Chiamando “Lampi della Creazione” una somma di Josefina de Diego su suo padre, Yáñez valuta la sua prosa. Quando chiede chiarezza e concisione, è nel business della critica letteraria perché l’ha applicato. Ma non è abbastanza per lui. Quindi in un altro momento dice: “Il critico, il ricercatore, l’insegnante, quando è reale e autenticamente, porta i suoi demoni.” Un’altra questione da affrontare è l’impegno sui temi e la cautela di tenerli dall’inizio alla fine dei testi. Eppure Mirta non pensa di vantarsi o trascurare qualche materia, sminuendo la sua importanza, in virtù dell’espressione ineludibile. Non nega la possibilità estetica attraverso il linguaggio; possibilità estetiche in cui apprezziamo la tua recensione di riferimenti oltre alla delizia artificiale o a quella ringiogazione fortuito dei significanti.

Note, appunti, presentazioni di libri, interviste, testimonianze, aneddoti, conferenze, discorsi tributo, parole di ringraziamento… la trascritta e a volte le modifiche, l’appuntamento tempestivo senza abbandonare la critica acconsentirà al rigore e alla grazia. Applichiamo la sentenza Zambraniano: “Così Cuba per l’immaginazione spagnola: grazia e leggerezza, che coincide con l’immagine del cubano di se stesso, perché ‘pesante’ è l’attributo più denigratore, quasi criminale, sulle labbra creole. Può essere quasi, pesante!…”.1 Mirta sembra essere difficile come persona, ma non si adatta alla pesantezza intellettuale. “Uno, come scrittore, cosciente o no, dovrebbe sempre essere in un atteggiamento di trasgressione.” La sua costante non è tanto ironia quanto l’autenticità insinuante. “A proposito di Albertico”, ad esempio, rappresenta un tributo da un finto screditato. L’intervista a Ezechiele Vieta (“Ezechiele Vieta, l’eretico”) è colossale. La tesi su Piglia (“Piglia, inclusione perenne”) è una sorta di analisi. In “Dalle strade dell’Avana alle strade di Filadelfia” esalta la memoria come mediazione di questi testi, perché “è il cassetto da cui lo scrittore arreda le sue storie”.

Questo libro significa per Mirta Yáñez una riserva delle sue peculiarità come autrice? Infatti. È come registrare l’archeologia e tracciare se stessa. Convinto che lo scrittore cambi, che possa aspirare ed essere ricordato per il meglio del suo lavoro, insegna che il coraggio autoriale è anche quello di esporre altre lingue dalle sue esperienze o viceversa. Non è un caso che siano di nuovo Matanzas Editions ad ampare ed è già arricchita da archivi traspulsi. La tua strategia è segreta? Niente affatto. Tuttavia, partecipa solo alle sue scoperte che, leali o curiose, con le sue ricerca. Ω

Nota

[1] “The Style in Cuba: Quinta San José”, sulla rivista Unión, n. 5 / gennaio-marzo 2004, p. 34.

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