Quando un concerto riempie le nostre anime

Lo Cortez no quita lo Cabral

“Non è un artista. È un testimone.
È una testimonianza di ciò che può
rendere Dio con la vostra vita
se ti fai trasportare da Lui.
Parole di Madre Teresa di Calcutta
su Facundo Cabral.

Qualche tempo fa, sul canale Key della televisione cubana, ho avuto la fortuna di godermi un breve (brevissimo piuttosto) frammento del concerto antologico Lo Cortez non toglie lo Cabral, con protagonisti i cantautori argentini Alberto Cortez e Facundo Cabral. Ma era proprio questo: un pizzico timido di un concerto fuori dal comune.
Fortunatamente, devo aver ascoltato (non visto, purtroppo) decine e decine di volte il suddetto concerto: in questo, ai brani musicali eseguiti da entrambi, al duetto, o a una sola voce (Vecchiaia, In un angolo dell’anima, non chiamarmi straniero…) le battute più nitide e le riflessioni più profonde, in particolare Cabral, sull’amore , sesso, amicizia, poesia, libertà, speranza, religione, umanità…
Non c’è niente di imposto in Lo Cortez che non tocchi il Cabral. La cultura si riversa sul palco in un modo tanto semplice quanto autentico e accattivante. Facundo, conversatore naturale e filosofico, comico di lusso e poeta di bella razza, porta la voce principale quando promuove e trasmette le idee più brillanti di questo concerto, dove sfilano, sicuramente sorridenti, i massicci fantasmi di Jorge Luis Borges, Octavio Paz, Ernesto Sábato, Juan José Arreola, Juan Rulfo…, per aiutarlo a dire dalla sua vena lirica. :

“Nel mio villaggio c’era solo un poliziotto e un ladro. Ecco perché quando ci siamo persi qualcosa, sapevamo già chi potevano essere.
“Mia madre è stata la mia prima buona notizia. Si chiamava Sara e l’ho scelta come madre per gli stessi motivi per cui Dio l’ha scelta come figlia.
“Parlando di Buenos Aires, Borges ha detto che era la città più europea d’America e la più americana d’Europa.
–Come si può vivere in ciò che non è amato?
“In questo momento puoi dirgli abbastanza, la paura che hai ereditato, perché la vita è qui e in questo momento.
“Mi piace vedere il leone in generale, splendido sotto il sole di mezzogiorno.
“Mio nonno, il colonnello, ha passato la sua vita a fare la guerra in città per chiunque la pensasse diversamente.
–Ogni cantante è una buona notizia perché ogni cantante è un soldato in meno.

Per quanto riguarda Madre Teresa, che lo aveva sostenuto moralmente e bruscamente dopo la tragica morte della moglie e della figlia di Facundo in un incidente aereo, l’argentino racconta questa testimonianza, per quanto breve sia indiscutibile:

“Una volta le dissi: “Mamma, non l’ho mai sentita parlare di politica”, e lei disse: “Non posso permettermi la politica: una volta mi sono fermata cinque minuti per ascoltare un politico, e in quei cinque minuti è morto un vecchio a Calcutta.”

La straordinaria psicologia libertaria di questo cantante si esprime vividamente quando racconta in questo concerto un’esperienza vissuta al Lincoln Center, dove un giornalista, “un ragazzo normale, con i baffi”, gli assicurò che, se Dio fosse davvero giusto, la sua opera dovrebbe essere popolare e di successo come quella dello spagnolo Julio Iglesias, a cui Facundo rispose:
“Dio sa che Julio ha bisogno di più soldi per vivere, quindi gli ha dato più successo; Ma, attenzione, Dio sa anche che ho bisogno di più libertà, quindi mi ha reso più libero.

Sfortunatamente, Facundo Cabral è stato ucciso a Colpi di arma da fuoco a Città del Guatemala il 9 luglio 2011, per il lavoro e la grazia di una matarife che ha scaricato il suo capriccio o ha rivendicato il suo credito a costo della vita dell’essere sbagliato, perché aveva davvero intenzione di eliminare fisicamente il conducente dell’auto in cui Facundo viaggiava e non l’argentino.
Ma l’autore di io non sono da qui né io da lì sono rimasto per gioielli della memoria in quanto Lo Cortez non toglie il Cabral, un vero esempio di amore per gli uomini e quel mondo che “nonostante tanto pazzo e tanto suicidio, rimane un paradiso”, come pensava del nostro pianeta il Facundo che un giorno andò a prendersi cura dei lebbrosi con Madre Teresa nella città di Calcutta e un altro giorno morì a conseguenza dell’odio più terribile e assurdo.
E ora, mentre ascolto di nuovo per la centesima volta le voci di Alberto e Facundo, mi chiedo ancora una volta: non ci sarà la possibilità per la televisione cubana di trasmettere, nella sua interezza, un concerto così speciale, non ci sarà modo per farlo dopo che lo promuove in quanto promuove non qualche serie di violenti e sanguinosi “lignaggio” o a performer di dubbia talento?
Perché, se le star musicali, i prodotti di marketing più dilaganti, sono presenza permanente (e sospetta) sulla schermata iniziale, lo stesso non può accadere con i migliori artisti come i suddetti argentini?
Penso che sia stato un teorico inglese a dire, “Fingere di avere una televisione colta è come fingere di profumare il muso di un maiale.” Compiti vani, vero? Tuttavia, spetta a noi scommettere sulla non rassegnazione e non arrenderci mai, perché sappiamo che una televisione più intelligente può essere possibile.
E sarà, purché sia nutrito da opzioni e concerti come quello citato, e come altri (ce ne sono e recentemente li abbiamo visti) in grado di rendere le nostre vite pensieri più generosi e coerenti nel bel mezzo di una marea contagiata da tante scelte mediocri. Ω

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