Meraviglie di Gesù

Maravillas-de-Jesús

Troppi nomi per un’anima semplice
María Maravillas Pidal y Chico de Guzmán nacque nella madrid ancora tranquilla della fine del XIX secolo, il 4 novembre 1891. Suo padre era Don Luis Pidal y Mon, secondo marchese di Pidal. Anche sua madre, Cristina Chico de Guzmán, apparteneva a un baule della nobiltà spagnola.
Wonders fu l’ultima di tre donne e un uomo che Dio affidò a quella coppia distinta e credente.
Portando la figlia più giovane a battezzare, fu premiato con innumerevoli protettori, secondo l’usabilità del tempo tra le famiglie dell’aristocrazia. La chiamavano Maria Maravillas, Carolina, Cristina, Luisa, Ildefonsa, Patricia e Josefa. Una vera litania di nomi! Fortunatamente, non sarei obbligato a portarli in tutte le circostanze e in tutti i documenti. Gli fu lasciata quella di Wonders, che in uso familiare contraeva in “Maví”.
A causa dei doveri del padre, prima come ministro dello sviluppo in Spagna e poi come ambasciatore presso la Santa Sede, la piccola Maví trascorse gran parte della sua infanzia sotto la cura della nonna materna. La signora Patricia, che per quegli anni aveva già avuto vedova e condotto una vita caritatevole e devota, come religiosa, fu la vera introduzione della ragazza in un’esperienza di fede viva e profonda, più colloquiale e contemplativa che verbosa e piena di oropele. Quanto i tuoi ringraziamenti sono stati utili alla nonna dopo che hai composto! Raduno della signora Patricia in quel momento meraviglie elettrì.

–Nonna Patricia, cosa dici a Gesù dopo averlo ricevuto nell’ostia?
“Gli dico che lo amo più di chiunque altro e che sono felice perché so che anche lui mi ama.
E posso amarlo come te, nonna?
“Sì, Maví, più lo ami, più felice ti sentirai.
“Sono felice, nonna, ma mi rattrista pensare che ancora non posso riceverti in comunione. Il cappellano mi ha detto che sono ancora molto piccolo.
“Il tempo vola, Maví. Tu, nel frattempo, continui a prepararti per quell’incontro, che sarà meraviglioso, come il tuo nome.
Quel tanto a lungo giorno finalmente arrivò, il 7 maggio 1902. Il mese precedente Maví lo aveva trascorso in un lungo ritiro preparatorio che fece al Royal College di Santa Elisabetta, che era gestito dai religiosi dell’Assunzione. Scriverà più tardi, evocando il dolce incontro con Gesù: “Il giorno della mia Prima Comunione sono stato molto felice. Ho parlato solo con il Signore del mio desiderio che il giorno a venire, in modo da poter essere tutto suo come religioso”.
Queste ultime parole ci confermano ciò che ci assicurano i biografi delle Meraviglie: che sentiva da bambina la vocazione a consacrarsi interamente al Signore e all’edità del suo Regno. In questa resa incondizionata crittograferà la sua felicità, come ha espresso nelle sue annotazioni spirituali quando era già carmelitano scalzo: “La più grande felicità sulla terra, che nessuno può portarci via, è unire Dio e realizzare la sua volontà amandolo e servendolo”.

Vicinanza lontana
Questo obiettivo da sogno della consacrazione religiosa era, per Maví, un obiettivo vicino e lontano. Vicino, perché costituiva il sospiro della sua vita; lontano, perché un migliaio di piccoli fili si sono formati come una rete che l’ha tenuta legata e ha ritardato l’attuazione della sua risoluzione. La sua famiglia, sebbene saldamente cattolica, guidò lo stile di vita dell’aristocrazia, dove l’austerità rimase abbondanza e dove la pratica della carità per chi era nel bisogno non implicava un sacrificio. Il Pidal-Chico de Guzmán aveva una propria cappella e fu apprezzato dall’alto clero. Mantennero relazioni molto strette con le famiglie dell’alta società ed era normale per la frequenza di riunioni e feste nella villa stessa o nella frequenza di amicizie selezionate. Questa atmosfera, dalla quale trovò difficile sottrarre, era fatta di persone che la amavano e che erano certamente buone; tuttavia, nemmeno quella bontà che la circondava era sufficiente a soddisfare le sue aspirazioni più profonde, che si identificavano con la radicalità evangelica in un monastero, dove la povertà e l’austerità non avevano concessioni e la vita interiore era un dialogo permanente con il Signore: parlargli. e ascoltarlo; fare in tutta la vostra volontà. La sua inquietudine aveva una preoccupazione molto precisa: era profondamente innamorata di Cristo!
Questa infatuazione di Gesù che ha infavorato la sua vita fin dalla tenera età è stata accompagnata e in una certa misura preparata dall’amore per Maria. Nei momenti più significativi dell’esistenza delle Meraviglie, Maria era presente. Ha giustamente saputo dare questo consiglio a una persona di cui si fida: “Non dimenticate che tutto viene da Gesù per Maria”.
È necessario ricordare un’esperienza mariana che si ripeteva a Maví per diversi anni: i marchesi di Pidal andavano ogni anno a Lourdes, insieme a tutta la famiglia; al ritorno, permisero alla loro figlia più piccola di rimanere lì per qualche giorno o settimane in più, in compagnia della nonna Patricia. Questi pellegrinaggi annuali alla Grotta di Massabielle sponsorizzarono la devozione delle Meraviglie alla Madre di Gesù e furono come un’anticipazione del clima intensamente mariano che avrebbe poi incontrato nel Carmelo.

Il passo decisivo
Aveva ventisei anni quando, in compagnia di un amico, visitò il convento carmelitano di El Escorial, alla periferia di Madrid. È quello che stava cercando! Decise di non ritardare più il suo ingresso nel Carmelo. La sua determinazione fu una gioia in lutto, perché richiedeva di lasciare sua madre senza il conforto che aveva lasciato quando Don Luis morì.
La signora Cristina accettò il sacrificio e le relative preoccupazioni dello scopo di sua figlia, espresse in queste parole che divennero come il motto di Suor Wonders: “Signore, ogni volta che vuoi, come desideri, quello che vuoi; questo è tutto ciò che vogliamo e vogliamo.
Il 12 ottobre 1919, la figlia dei marchesi di Pidal fece il suo ingresso nel Carmelo di El Escorial. Poco prima di tale data, la madre precedente le ha posto una domanda:

-Come vorresti che ti chiamammo qui a Carmel?
–Maria, semplicemente, o come vuoi… tutto tranne Meraviglie.
“Beh, sarete sorella meraviglie.

Come tale fece la sua postulancy e il suo noviziato nel convento di El Escorial, ma professandovi come carmelitano scalzo, il 7 maggio 1921, trovò un modo per rendere programmatico il suo nome, da allora chiamato Suor Meraviglie di Gesù. Ora si trattava di attuare questo programma di totale appartenenza a Gesù Cristo, in cui aveva riposto tutta la sua fiducia. Così scrisse: “L’unica cosa importante è che il Signore abbia le redini della nostra vita e la porti dove vuole”.

“Ovunque voglia…”
Era ancora professata con voti temporali quando, obbedendo a una precisa ispirazione da Cristo, si distinse per fondare un convento carmelitano sul Cerro de los Angeles, dove era stato eretto un monumento in memoria della consacrazione della Spagna al Sacro Cuore fatta nel 1919. Il monumento era grandioso, ma era stato lasciato in balia dell’inuria. L’ispirazione è stata accolta anche da Madre Maria Josefa, che aveva già esperienza nelle fondazioni, in quanto era stata l’iniziatore del Carmelo di El Escorial. Così, si unì a suor Maravillas e ad altre due suore e quel gruppo di quattro suore si diresciò per fondare il Carmelo di Getafe, vicino al Cerro de los Angeles. Arrivarono in quel sito il 19 maggio 1924; si stabilirono provvisoriamente in un cottage e da lì seguirono le opere del nuovo Carmelo.
Anni di turbolenze e sconvolgimenti sociali stavano arrivando in Spagna; anni di lotte fratricide; apostasi da parte di molti battezzati e persino aperta persecuzione religiosa (1936-1939).
Il 30 maggio 1924 Suor Meraviglie di Gesù esetto i suoi voti solenni nell’Ordine del Carmelo. Due anni dopo fu nominata priore del nuovo convento, che era stato dedicato al Sacro Cuore di Gesù e alla Madonna degli Angeli.
Questo Carmelo del Cerro de los Angeles fu riempito, in egual proporzione, di favori e prove. Il numero di sorelle stava aumentando e la popolazione di Getafe vedeva le sorelle come un parafulmine; erano infatti, con la loro vita virtuosa e austera e la preghiera costante. Madre Maravillas esortò le suore della sua comunità ad intensificare il loro fervore religioso, in riparazione per gli insulti contro Gesù Cristo che aumentarono; d’altra parte, con molta praticità, la madre ha fatto attenzione alla sicurezza per i suoi religiosi. A tal fine, chiese e ottenne il permesso da papa Pio XI di lasciare la sua comunità nella misura necessaria. Nonostante queste precauzioni, nel luglio 1936 i Carmelitani di El Cerro de Los Angeles furono rimossi dal loro convento e portati, in camion cargo, prima al villaggio di Getafe e poi a Madrid, dove rimasero per quattordici mesi, fino a quando madre Maravillas non fu in grado di rimuoverli da quella residenza semi-isola, portarli a Lourdes ed entrare di nuovo in Spagna per stabilirsi a Batuecas (Salamanca) , dove fondò un nuovo convento.
In mezzo a tante vicissitudini, Madre Meraviglia chiese insistentemente le luci dello Spirito Santo; da parte sua, nel 1938 giurò di fare sempre ciò che giudicava più perfetto. Sotto quella luce chiese dall’alto, nel 1939 decise di tornare nel suo convento sul Cerro de los Angeles.

Fondatore senza tregua
Come se questa fosse la sua missione specifica in questo mondo, continuò a fondare Carmelos, tutti caratterizzati da una vita di raccolta e austerità, in cui fu fatto un lavoro manuale per provvedere al proprio sostentamento.
Prima della guerra civile spagnola, nel 1933 aveva fondato un convento a Kottayam, in India.
I Carmelo fondati in Spagna erano numerosi, ognuno dei quali si accoppiava con una storia particolare:
Mancera de Abajo (Salamanca), nel 1944;
Duruelo, Avila, nel 1947;
Arenas de San Pedro, Avila, nel 1954;
San Calixto, Sierra de Córdoba, nel 1956;
Aravaca, Madrid, nel 1958;
La Aldehuela, Getafe (Madrid), nel 1961; di questo Carmelo fu eletto priore e visse lì quattordici anni, fino alla sua morte;
Montemar, Torremolinos (Malaga), nel 1964.
Madre Maravillas ha saputo associare la vita contemplativa a iniziative concrete per le persone bisognose. Ricordiamo, a titolo di esempio, la scuola per bambini poveri che ha aperto a La Aldehuela, nel Getafe. Nello stesso villaggio costruì un’intera baraccopoli di case popolari e una chiesa. Alle suore di quel convento fu assegnata come opera manuale l’elaborazione di rosari realizzati con petali di rosa. Quei rosari profumati sono diventati famosi nel mondo e molti li hanno imitati.

San Giovanni Paolo II ha detto di lei
Nell’omelia alla cerimonia di canonizzazione di Santa Meraviglia di Gesù, san Giovanni Paolo II disse, tra le altre cose: “Visse animata da una fede eroica, incarnata nella risposta a una vocazione austera, ponendo Dio al centro della sua esistenza. Superando le tristi circostanze della guerra civile spagnola, fece nuove fondamenta dell’Ordine del Carmelo, presieduto dallo spirito caratteristico della riforma teresia. La sua vita contemplativa e la chiusura del monastero non gli impediranno di soddisfare i bisogni delle persone che trattava e promuovere opere sociali e caritatevoli intorno a lui.
La canonizzazione di San Meraviglie di Gesù ebbe luogo a Madrid il 14 maggio 2003. I re di Spagna erano presenti alla cerimonia. “Dio esalta gli umili.” Viveva senza ostentazione. Le grazie speciali, le visioni e le rivelazioni che Dio gli concesse non furono mai vanaged; Li conosciamo grazie alle loro annotazioni della vita interiore e alle confidenze dei loro direttori spirituali.
Come giorno per la memoria liturgica di santa Meraviglia di Gesù è stato scelto l’11 dicembre, perché è stato in una data simile, nel 1974, che ha lasciato questo mondo per passare all’eterna contemplazione delle meraviglie divine. Ω

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