Dal Seminario: Liberaci dal Male

Le ceneri segnano la fronte dei cristiani all’inizio della Quaresima. Tempo intenso per la preghiera, il digiuno e l’elemosina. Un tempo per entrare profondamente nel mistero della salvezza annunciato dai profeti e che è stato pienamente realizzato in Cristo Gesù. I quaranta giorni di questo tempo speciale ci invitano a contemplare il volto del Signore sotto il fermo manto della speranza risorta e rianimante.
Il numero quaranta ci ricorda il lungo cammino percorso nel deserto, un cammino sfumato da dolorose dissequenzioni del popolo con il suo Dio, ma soprattutto dalla grande misericordia di Chi si lascia trovare fedele alla promessa fatta ai nostri padri, ad Abramo e alla sua prole per sempre (cf Lc 1,55). Israele è un popolo guidato da Dio, la nube e la colonna di fuoco proclamano e proteggono la passeggiata degli Israeliti, non sono soli, ma si sentono impotenti. Il Signore si prende cura di loro, ma questo non è sufficiente per loro, la memoria della schiavitù si intreccia costantemente con la mancanza di acqua o di cibo. Poi chiedono a Dio un intervento chiaro, un miracolo. La pretesa del popolo non è che un desiderio insoddisfatto nel cuore dell’uomo che vuole credere, ma sotto una prova tangibile dell’esistenza dell’Uno.
In Cristo, il nuovo popolo di Dio cammina di nuovo nel deserto. Un uomo solo, su una terra asciutta e desolata, in cambio di quel primo uomo da solo, circondato da animali e alberi preziosi. Il deserto è l’Eden dell’uomo che non si accontenta della misteriosa presenza di Dio e lo tenta. Il Nuovo Adamo cammina attraverso il nuovo giardino per assumere quella realtà vitale che è venuto a redimere, ma il giardino continua a gridare: dateci un segno (Cfr Mc 8,12), siete Tu o dobbiamo aspettarne un altro? (Lc 7,19), più in basso rispetto alla Croce. (Cfr Mc 15.30).
Il passaggio delle tentazioni nel deserto condensa in un unico testo tutte le lamentele di coloro che non vogliono credere nel Trascendente. La fame di Gesù ci ricorda tanta fame nel mondo, la tragedia dell’esistenza che si spegne per mancanza di pane, ma “non solo del pane vive l’uomo ma di ogni parola che esce dalla bocca del Signore” (Mt 4,4) e in assenza di cibo Cristo diventa Pane della vita eterna moltiplicato per tutti, che nutre una moltitudine innumerevole , insegnandoci a condividere quel poco che abbiamo.1
L’esortazione a gettarci dall’alto del Tempio (cfr Mt 4,6) è la conferma che in molte occasioni giochiamo con la volontà di Dio e la sottoponiamo ai nostri capricci, al nostro desiderio di conoscere quelli benedetti da Dio, i perfetti, gli onorevoli. Anche noi teniamo nella nostra vita esperienze così forti e dolorose che rompono i piedistalli dove poniamo i nostri idoli e senza di loro siamo sull’orlo della scogliera, tentatori dell’unico Dio e soli. cosa fare? L’insegnante lo ha già detto: “Non tenterai il Signore tuo Dio” (Mt 4,7).
Lui, morendo sulla croce, la abbraccia e per lei abbraccia le nuove persone che continuano a tentarlo costantemente. Egli stesso è il vero Agnello che viene offerto sull’altare della croce e sorge nel tempio che è l’intero universo. Fa un silenzio obbediente, quello che è la parola onnipotente.
Infine, il potere frainteso e incompretto che corrompe i cuori fedeli, che frag-menta sensibilità di coloro che sono sottomessi, che getta i poveri e esalta i potenti, è la proposta del maligno al Signore: vi offro potere, offritemi il vostro culto. Scambio sporco e realtà dolorosa che spesso ci fa cadere e ci invidia. Il potere del Figlio è la volontà del Padre. È il vero potere che rispetta sempre la dignità dell’uomo in tutta la sua esistenza e non quello che maltratta coloro che dovrebbero prendersi cura e proteggere. Il Signore ci dice ancora: adorerai solo il Dio della Verità, solo prima di Lui ti prostrarai e gli offrirai l’adorazione (cfr Mt 4,10).
Sono le tentazioni di Gesù, tentazioni per tutti in qualsiasi momento e circostanza. La preghiera che Cristo ci ha insegnato a pregare ci avverte: “Non cadiamo in tentazione, liberaci dal male” (Mt 6,13). Questo è l’appello quotidiano della Chiesa al Padre. Le tentazioni sono reali e presenti nella nostra vita quotidiana. Ci ricordano che non siamo lontani dal Regno dei Cieli, ma che dobbiamo essere fedeli alla morte. Portiamo la croce e seguiamo il Maestro, parte della sua pazienza, perché la pazienza di Cristo è la nostra salvezza (cfr 2P 3,15). Ω

Nota
1 Benedetto XVI: Gesù di Nazaret I, Vaticano, 2007, pp. 20-21.

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