Il discorso che P. Manuel Uña, O.P, ha tenuto al clero dell’Avana ha riguardato la missione del sacerdote in una Cuba mutevole e complessa. Nello specificare le tre crisi che a suo giudizio colpiscono Cuba oggi, quella del COVID-19, economica e politica, padre Uña ha insistito sul fatto che davanti ad esse la Chiesa non può restare mero spettatore, né deve affrontare la situazione dall’esterno con eccessive critiche. “Questi processi, ha detto, devono essere accompagnati dall’interno attraverso il dialogo. Ciò richiede ministri capaci di comprendere la sorte del sofferente e di confortarlo. Ha ricordato che sono i pastori i primi responsabili della missione di mediazione e di dialogo ad alti livelli: “Una soluzione favorevole non si raggiunge con imposizioni, né invocando il confronto, ma quando si esercita l’ascolto reciproco, cercano accordi comuni e si fanno passi concreti e tangibili che contribuiscono con il contributo di tutti i cubani, senza esclusione, a costruire la patria di tutti”. Ha insistito sulla necessità di proporre vie di incontro e di dialogo che possano portare alla riconciliazione e alla pace come unica valida alternativa. Ha sottolineato che ogni missione deve liberarsi dall’inimicizia, che già si infiltra in molti aspetti della vita e ha incoraggiato i sacerdoti a proteggere il loro spirito dalla tentazione della forza, dalla contaminazione del cuore e dal disprezzo dei nostri simili. “Facciamoci, pastori, fratelli che fortificano il fratello, complici della riconciliazione e della speranza. Di quella speranza che non è utopia ma certezza di un futuro che si fa strada tra di noi”. […]