Cosa viene dal passato

Di: Daniel Céspedes

Ogni volta che guardi un film, non devi guardare per vedere se assomiglia a un altro. Che sia un remake o contenga omaggi ad opere del passato, il nuovo film è un’unità emancipata, per questo risponde a una certa dipendenza epocale e libertà ideo-estetiche e artistiche. Succede che quando accumuliamo molti film visti, è più facile apprezzare i collegamenti diretti o incrociati. In questo modo si può suscitare l’interesse dello spettatore e, per il critico e lo storico della settima arte, è più facile notare le associazioni e condividerle nei propri testi. Certo, non è necessario aver ricevuto quasi tutta la cinematografia mondiale –perché è impossibile– per rendersene conto quando si è in presenza di un’opera artistica buona o cattiva.

Mentre ci sono settori in cui alcuni generi sono dati in forma e contenuto migliori di altri, l’importante è riconoscere che quanto fanno dovrebbe essere valutato al di sopra delle classifiche. È decisivo, spesso, ovviare a paure o denigrazione, se si vuole intendere un film legato, certo, alla storia culturale a cui appartiene, ma che merita di essere valutato nel presente. A volte un’opera si riferisce più al tempo in cui è stata realizzata che al periodo in questione. Da qui l’importanza di ricordare che parlare di cinema spagnolo della Guerra Civile o del periodo franchista non è lo stesso, come è più o meno lo stesso dopo il 1975.

Allo stesso modo, è necessario chiarire che, sebbene alcuni miscredenti abbiano sottovalutato – lo fanno ancora – il cinema horror spagnolo, il paese iberico ha delle gemme del genere. Segundo de Chomón e Edgar Neville iniziarono il cosiddetto terrore fantastico che fu poi accolto durante gli anni Sessanta e Settanta del XX secolo. Da Jesús Franco ad Alejandro Aménabar, l’elenco dei registi spagnoli è enorme e molto apprezzato per i loro contributi al genere e le loro relazioni con gli spettatori. Non dimentichiamo nemmeno che la versione spagnola di Dracula (1931), di George Melford, aveva un cast multinazionale e molte scene sarebbero state girate in terra spagnola. Quindi il terrore è degno di considerazione in un paese con una storia di registi e spettatori.

Ora è uscito Malasaña 32 (Albert Pintó), un film che riprende case infestate – così comuni nelle trame horror–, ma ha la pretesa di collegare le riflessioni socioculturali e anche politiche con ciò che accadrà dall’interno?

Si collega molto a Poltergeist (Tobe Hooper, 1982), sebbene non abbia le pretese di El espinazo del diablo (2001) e El laberinto del pan (2006). A proposito, questi due film di Guillermo del Toro, dove terrore e fantasia si mescolano a una straordinaria immaginazione, sono due delle storie più spiritose ambientate sullo sfondo della guerra civile spagnola. Uno dei più poetici e belli sarebbe Lo spirito dell’alveare (Víctor Erice, 1973). Ora con Malasaña 32, la trama si svolge soprattutto dopo la morte di Franco. Il conflitto entra e si sviluppa in nome di uno spirito rappresentativo dei giorni del nazionalismo franchista. Ci saranno più che riferimenti a quel passato?

Riconosciamo che la trama è costruita sulla catena di momenti terrificanti che accelerano la tensione a causa degli aumenti di tono, della sfumatura dinamica della transizione o del crescendo ripreso dalla sua colonna sonora. Qui si torna dal mistero alla fede. Sappiamo già che è il fantasma, che non tutti i membri della famiglia possono vederlo e che è disposto a fare del male. Uno, con i personaggi, verrà a interrogarsi sulle ragioni del male.

Urla e sussurri, porte che si aprono e si chiudono, luci che si spengono, poltrone che si muovono, la simulazione attraverso le finestre, il vecchio e labirintico edificio… niente di nuovo sotto l’obiettivo della telecamera. Suggestivi sono però i momenti dei pezzi di carta che passano da uno spago all’oro e del bambino che parla con un burattino televisivo. Ma quelle sottigliezze del recondito di The Sixth Sense (M. Night Shyamalan, 1999) e The Others (Alejandro Amenábar, 2001) non sono previste.

Non vuole essere il tipico film di spiriti sanguinari e assassini. Tuttavia, più che modi popolari per spaventare lo spettatore, finisce per essere troppo ingannevole. Ed è un peccato perché Malasaña 32, che presenta un’ambientazione molto attraente sullo schermo, porta con sé una storia di vita complicata, quella necessaria, per aver dato più sostanza alla narrazione. L’intolleranza può continuare a punire un’anima perduta? Ecco la conferma. Che modo di aggiungere benzina al fuoco! Ma il film è già arrivato al punto di identificarci con le ragioni dello spettro di lamentele e dissenso.

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