Ci sono mali da superare in mezzo a noi

Cardenal Ortega bendice a los fieles

Cari fratelli e sorelle:

Il Santo Padre Giovanni Paolo II ha scelto come tema per la Giornata Mondiale della Pace 2005, questa esortazione di san Paolo nella lettera ai Romani: “Non lasciatevi vincere dal male; piuttosto, supera il male con il bene.
L’esperienza del male sta nell’umanità fin dalle origini delle culture. Rappresentazioni pittoriche minacciose, paure riflesse nelle più antiche opere d’arte e narrazioni scritte, si riferiscono sempre al male, spesso considerato come una forza brutale e anonima che agisce nel mondo da meccanismi imprevedibili e fatali. Questo può basarsi sull’esperienza di quello che potremmo chiamare male cosmico, quello che proviene dagli elementi scatenati della natura, che diventano mortali e immergono uomini e popoli nella desolazione. Il Santo Padre ha detto bene nei giorni scorsi che la celebrazione di questo Natale era stata oscurata dalla catastrofe avvenuta nei Paesi dell’Oceano Indiano, colpiti da quell’onda omnidirezionale che, con devastante forza centrifuga originata in un punto in fondo al mare scosso da un brivido telurico, diventando portatrice di morte e distruzione per tanti Paesi di diversa cultura , per tanti uomini, donne e bambini di diverso status sociale ed economico, per mondi diversi, tutti raggiunti dallo stesso potere distruttivo di un fenomeno marittimo di enorme forza.
Ci siamo sentiti tutti veramente scioccati da quel male che potrebbe non essere così inevitabile, se la tecnologia delle comunicazioni raggiungesse tutti i popoli allo stesso modo, ma colpisse sempre gli esseri umani, sopraffatti da un evento della natura al di fuori del loro controllo.
La nostra preghiera di oggi sarà anche per le vittime di questo cataclisma e le loro famiglie, per i popoli che subiscono questa orribile tragedia.
Tuttavia, è motivo di speranza vedere il sentimento di solidarietà che si verifica nel mondo di fronte a situazioni di estremo dolore come questa, ma la nostra riflessione deve anche condurci a superare la solidarietà transitoria di fronte a catastrofi di qualsiasi ordine per pensare a una solidarietà fondata sull’amore che si afferma come un’acquisizione umanista regolare e duratura.
Di fronte al male che irrompe nella vita degli uomini, atteggiamenti di scandalo, di ribellione davanti al Creatore che lo permette, di frustrazione o schiacciamento dell’inevitabile, o anche di un serio impegno per l’umanità per prevenire il più possibile il male, combatterlo in ogni momento e porvi rimedio con la solidarietà fondata sull’amore può essere preso.
Ciò vale soprattutto per il male morale, che non proviene dalle forze incontrollate della natura, ma dalle azioni e dalle omissioni degli esseri umani stessi. Questi mali possono essere evitati in molti casi, possono essere prevenuti nelle false premesse storiche che li portano in se stessi come conseguenze fatali, possono essere combattuti attivamente, lottando per la loro eradicazione degli eventi umani. Sono i mali della guerra, della miseria, della fame, con le sue cause anche cattive, come gli odi etnici o di classe, la scarsa distribuzione della ricchezza, il debito economico dei paesi poveri e tutta una serie di ingiustizie che generano calamità, a cui Papa Giovanni Paolo II fa specifico riferimento nel suo Messaggio per questa Giornata Mondiale della Pace.

Sono elencati dal Papa per non accusare o puntare il dito contro alcuni leader personali o collettivi di queste disgrazie, ma per proporre ancora una volta un metodo di lotta al male che sia generatore di buone, creatore di proposte praticabili e positive, che popolano il mondo di buone azioni concrete per lo sviluppo, per il benessere degli uomini e dei popoli , all’educazione dei giovani e degli adulti, alla salute corporea e spirituale degli abitanti del nostro pianeta.
Ma il bene promosso nell’ambiente sociale deriva sempre dal desiderio di uomini e donne piegati a cause nobili perché animati da buoni pensieri e sentimenti. Il bene, tuttavia, è difficile da raggiungere e anche di ardua concezione, perché di solito il male è più facile nella sua esecuzione e appare più prontamente nel nostro pensiero, come risultato dei nostri istinti più primitivi. Di fronte al colpo inaspettatamente dedotto, la tendenza è quella di reagire con un altro colpo, quasi senza pensarci. Il bene è pensato due, tre e molte volte prima di farlo e poi incontra ostacoli esterni che rendono difficile il rispetto. Il male appare come la soluzione più veloce e semplice, e spesso trova nelle altre approvazioni o indifferenza, che ne facilitano l’esecuzione.
Per questo il cuore umano, così ripetuto dal Servo di Dio Padre Felix Varela, deve esercitarsi nella virtù, cioè quella capacità di essere fermi e forti in posizioni e azioni positive, sforzandosi, capace di mantenere lo spirito in una sana tensione, per non essere impreparato dal male che sorge in noi stessi, che appare come tentazione , come metodo facile ma falso. Di tutte le virtù che danno forma e contenuto superiori agli altri, il più alto, è l’amore. Perché agisce nel cuore umano, considerando metaforicamente questa parola come la sede dei sentimenti più alti o malvagi dell’uomo. Nel Vangelo Gesù avverte che dal cuore umano provengono “pensieri malvagi, omicidi, adulterio, fornicazione, furti, false testimonianze e bestemmie” (Mt 15,19). Ma il cuore dell’uomo può essere trasformato dall’amore, e da lì verranno anche nobili pensieri, eroismo, capacità di dedizione e fedeltà, servizio altruistico agli altri, rischiando o dando vita agli altri.
Cambiare i cuori, invitare tutti a trasformare la propria interiorità nel senso di bontà è stata solo opera di Gesù di Nazaret. Nel suo Vangelo non esiste un codice morale che definisca gli atteggiamenti propri dell’uomo verso ogni circostanza della vita, il suo insegnamento non è quello di un saggio antico o presente che codifica e spiega quali linee di comportamento l’uomo deve seguire per essere prudente e buono, ma c’è uno sforzo quasi unidimensionale in Gesù Cristo : proclamare la preminenza e la forza travolgente dell’amore che trasforma il cuore umano, a cominciare dalla testimonianza di questo amore in ogni parola o gesto della propria vita. La sua missione è seminare questo amore nei cuori, bandire l’odio, stabilire il perdono come condizione per la convivenza tra gli uomini. I suoi discepoli saranno convinti non solo di aver imparato dal loro maestro cos’è l’amore e come è amato, ma di aver provato amore. L’apostolo Giovanni lo metterà magistralmente nella sua Prima Lettera: “Abbiamo visto l’amore e creduto in Lui”. Gli evangelisti San Matteo e Luca ci presenteranno la nascita di Gesù, che celebriamo in questo Natale, poiché la venuta dell’amore di Dio per noi è amore incarnato. Il Natale è anche l’accettazione dell’amore da parte dell’umanità, rappresentata nella Nostra Vergine Maria, è l’amore che porta “pace sulla terra per gli amati uomini di Dio”. Dalla culla di Betlemme Gesù ci testimonia l’amore, specialmente per i semplici, per gli umili, con i quali si identifica, come i pastori venuti in primo luogo ad adorarlo. Proprio a un’opzione preferenziale per i poveri, sulla via di Gesù, il Papa ci invita nel suo messaggio per la Giornata Mondiale della Pace di quest’anno, pensando in primo luogo al continente africano, frustato dalla miseria e dalle pandemie.
L’intero viaggio missionario di Gesù sulle strade e sui villaggi, salendo a Gerusalemme e al Calvario, sarà il cammino di un amore accettato da pochi, rifiutato con ossessiva da altri, sconosciuto a molti. E Ci amava fino alla fine della Croce, per vincere il male sulla Croce attraverso l’amore e così per dare alla sua Chiesa la certezza che aveva superato il male con amore, dimostrando così la validità del suo metodo, quando l’amore era più forte della morte e la vita nasceva dall’affronto e dalla sofferenza. E questa è la convinzione della sua Chiesa anche oggi, il male non ha l’ultima parola, l’amore sarà il vincitore della storia. I cristiani vivono sempre di questa speranza.
Il Santo Padre dice nel suo messaggio: “La logica dell’amore cristiano, che nel Vangelo è come il cuore pulsante del bene morale, portato alle sue ultime conseguenze, arriva all’amore per i nemici: ‘se il tuo nemico ha fame, dai da mangiare a lui, e se ha sete, dagli da bere’, ( Romani 12:20)”.
“Di fronte a tanti drammi quanti affliggono il mondo, i cristiani confessano con umile fiducia che solo Dio dà all’uomo e ai popoli la possibilità di superare il male per raggiungere il bene”. E il Papa continua:
“Con la certezza che il male non prevarrà, il cristiano coltiva una speranza indomabile che lo aiuta a promuovere la giustizia e la pace. Nonostante i peccati personali e sociali che condizionano l’azione umana, la speranza dà sempre nuovo slancio all’impegno per la giustizia e la pace, insieme a una ferma fiducia nella possibilità di costruire un mondo migliore”.
“Nessun uomo, nessuna donna di buona volontà può essere esentata dallo sforzo nella lotta per vincere il male con il bene. È una lotta che si combatte efficacemente solo con le armi dell’amore” (Finora il Santo Padre).
Seminare questa speranza nel cuore umano è la missione della Chiesa, testimoniare l’amore è il metodo unico e privilegiato che il cristiano ha in ogni circostanza per annunciare il Vangelo di Gesù Cristo.
Ci sono mali da superare ovunque, anche tra noi a Cuba. Ci sono odi che devono essere banditi da molti cuori, c’è una mancanza di amore in molti bambini non amate, a volte convenientemente curati dalla famiglia e dallo Stato, ma privi di vero amore familiare. C’è violenza che spesso si manifesta nel trattamento sociale, nei modi di comportamento all’interno della famiglia, nelle espressioni e nei gesti minacciosi. C’è disprezzo o mancanza di valori in molti dei nostri fratelli. Ci può essere una solidarietà collettiva, anche internazionale, tra di noi, ma può mancare nella vita concreta delle persone quella solidarietà che supera l’egoismo e l’ambizione l’uno nell’altro di essere attenti all’altro, specialmente ai più bisognosi. La preoccupazione dello Stato per il bene dei cittadini può portare, per molti, alla disattenzione personale per coloro che ci circondano e condividere la nostra vita quotidiana. In una popolazione che invecchia, come la nostra, questa potrebbe essere la condizione dei nostri anziani. A volte ci sembra che ci sia già chi se ne occupa, abbiamo difficoltà a prendere coscienza delle difficoltà, della solitudine e dei dolori del prossimo. Questo è il campo sempre aperto alla solidarietà e all’amore cristiani.
La Chiesa di Cuba, attraverso i suoi vescovi, e raccogliendo i sentimenti delle comunità cristiane e la loro opera apostolica degli ultimi anni, ha deciso che il 2005 sarà l’Anno della Missione. Anno in cui, nel cammino del nostro Maestro e Signore, vogliamo portare ai nostri fratelli, in modo sempre più organizzato e attuale, la testimonianza dell’amore e l’annuncio della speranza, che deve creare in noi la convinzione che i mali a cui abbiamo accennato, e altri di ordine personale, familiare o sociale, possono sempre essere superati, che ognuno di noi ha qualcosa da fare per superare il male , iniziando bandendo quel sentimento malvagio, frustrante e paralizzante che nidifica nei nostri cuori quando la fede è assente.
La missione della Chiesa è sempre quella di annunciare Gesù Cristo, che porta con sé il Regno di Dio, un regno di giustizia, amore e pace; ma questa proposta non sarà una sorta di conforto individuale per soddisfare semplicemente le voglie religiose dell’uomo, molte manifestazioni religiose sorgono anche oggi, anche qui tra noi, dove c’è un’evasione verso il ritualismo e la magica protezione della divinità, che può costituire una fuga dalla realtà, certamente difficile per molti, attraverso una falsa porta.
La Chiesa di Cuba, adempiendo alla sua missione, vuole guidare i nostri fratelli e sorelle ad incontrare Gesù Cristo, che è al tempo stesso un impegno per l’uomo e la storia, per seminare in esso amore, per combattere il male con il bene, per popolare il nostro spirito di tutto ciò che è alto, nobile, veramente degno, e rendere così possibile la trasformazione del nostro mondo , perché senza un cambiamento di cuore non c’è nemmeno una vera trasformazione della vita degli uomini a livelli veramente umani.
In questo sforzo di lotta per il bene comune il Santo Padre avverte che “concezioni chiaramente restrittive della realtà umana trasformano il bene comune in un semplice benessere socio-economico, privo di qualsiasi riferimento trascendente e vuoto alla sua più profonda ragion d’essere. Il bene comune, d’altra parte, ha anche una dimensione trascendente, perché Dio è la fine ultima delle sue creature. Inoltre, i cristiani sanno che Gesù ha pienamente illuminato la realizzazione del vero bene comune dell’umanità. Cammina verso Cristo e in Lui finisce la storia: grazie a Lui, attraverso Dio e attraverso Dio, ogni realtà umana può arrivare alla sua piena perfezione in Dio” (Finora il Santo Padre).
Questa convinzione ci incoraggia nell’opera e negli sforzi che vogliamo dispiegare in quest’anno della missione, che prenderà in priorità, soprattutto, la formazione degli evangelizzatori, soprattutto dei laici, con una mentalità missionaria che li porterà ad essere testimoni dell’amore di Cristo, capaci di portare il loro messaggio di salvezza agli altri fratelli.
Accogliendo con favore l’invito che Papa Giovanni Paolo II ha fatto alla Chiesa di fare di questo Anno Eucaristico, la nostra missione troverà la sua forza e la sua proiezione nella Santa Eucaristia. L’Eucaristia è la fonte della missione, è Cristo presente in mezzo a noi, facendo in modo che il suo atto di scadenza del male mediante l’offerta della sua vita, con amore sconfinato, sia sempre perpetuato e che, in profonda comunione con Lui, i cristiani possano vincere il male in noi e lottare per il bene vince il male nel nostro mondo.
Con riferimento all’Eucaristia, il Papa conclude il suo messaggio di Pace per il 2005: “In quest’anno dedicato all’Eucaristia , dice il Santo Padre, i figli della Chiesa devono trovare nel Supremo Sacramento dell’Amore la fonte di ogni comunione: la comunione con Gesù Redentore e, in Lui, con ogni essere umano. Grazie alla nuova vita che Egli ci ha dato, possiamo riconoscerci come fratelli, al di sopra di ogni differenza di lingua, nazionalità o cultura. Insomma, partecipando allo stesso Pane e Calice stesso, possiamo sentire “la famiglia di Dio” contribuendo concretamente ed efficacemente alla costruzione di un mondo fondato sui valori della giustizia, della libertà e della pace”. È così che finisce il messaggio del Papa.
Cari fratelli e sorelle:
La Vergine Maria, che invochiamo come Madre di Dio in questo giorno in cui culmina l’Ottavo di Natale, apra i nostri cuori all’amore, perché nell’anno che inizia possiamo accettare l’invito del Santo Padre a combattere il male con il bene, seminando amore e bontà nel nostro mondo, secondo il modello che abbiamo in Cristo Gesù. Che Dio ci conceda tutta questa grazia e un felice anno nuovo.

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