All’inizio di settembre, Papa Francesco ha tenuto un discorso ai membri dell’Associazione Italiana Padri nel quinto anno della sua fondazione. Nelle sue parole, il Sommo Pontefice ha sottolineato la necessità che la famiglia e la scuola agiscano come comunità educativa ed entrambi si affidino all’aiuto reciproco per la crescita dei bambini e degli studenti.
Cari fratelli e sorelle, buongiorno:
Sono lieto di dare il benvenuto a tutti voi, rappresentanti dell’età, l’Associazione dei Genitori Italiani, che quest’anno festeggia i suoi 50 anni. Anniversario. Un buon risultato! È una preziosa occasione per confermare le motivazioni del vostro impegno per la famiglia e l’educazione: un impegno nel rispetto dei principi dell’etica cristiana, affinché la famiglia sia un soggetto e protagonista sempre più riconosciuto nella vita sociale.
Molte delle sue energie sono dedicate a sostenere e sostenere i genitori nel loro compito educativo, specialmente in riferimento alla scuola, che è sempre stata l’alleato primario della famiglia nell’educazione dei bambini. Quello che fanno in questo campo è davvero meritorio. Infatti, quando oggi parliamo di un’alleanza educativa tra scuola e famiglia, si fa soprattutto per denunciarne il declino: il patto educativo è in declino. La famiglia non apprezza più, come fa da tempo, il lavoro degli insegnanti – spesso pagati male – mentre sentono la presenza dei genitori nelle scuole come una fastidiosa ingerenza, e finiscono per lasciarli fuori o considerarli avversari.
Per cambiare questa situazione, è necessario che qualcuno compia il primo passo, superando la paura l’uno dell’altro e raggiungendo generosamente. Per questo vi invito a coltivare e coltivare sempre la fiducia nella scuola e negli insegnanti: senza di loro correte il rischio di essere lasciati soli nella vostra attività educativa e di essere sempre meno in grado di affrontare le nuove sfide educative che provengono dalla cultura contemporanea, dalla società, dai media, dalle nuove tecnologie. Gli insegnanti sono impegnati, giorno dopo giorno, come te, nel servizio educativo dei tuoi figli. Se è giusto lamentarsi dei possibili limiti della loro azione, è nostro dovere considerarli gli alleati più preziosi dell’impresa educativa che, insieme, svolgono. Lascia che ti dica un aneddoto. Avevo dieci anni e ho detto qualcosa di brutto all’insegnante. L’insegnante ha chiamato mia madre. Il giorno dopo mia madre è venuto, e l’insegnante è andato a riceverla, e parlarono, e poi mia madre mi chiamò e di fronte all’insegnante mi ringhiò e disse: “Scusati con l’insegnante.” L’ho fatto. “Bacia l’insegnante”, mi disse mia madre. E l’ho fatto, e poi sono tornato in classe, felice, e la storia è finita. Ma no, non era finita… Il secondo capitolo è stato quando sono tornato a casa… Questa si chiama “collaborazione” nell’educazione di un bambino: tra famiglia e insegnanti.
La loro presenza responsabile e disponibile, segno d’amore non solo per i loro figli, ma anche per quel bene di tutto ciò che è scuola, contribuirà a superare molte divisioni e incomprensioni in questo settore, e farà riconoscere il ruolo principale delle famiglie nell’educazione e nell’istruzione dei bambini e dei giovani. Infatti, se voi, i genitori, avete bisogno degli insegnanti, anche la scuola ha bisogno di voi, e non potete raggiungere i vostri obiettivi senza instaurare un dialogo costruttivo con coloro che hanno la responsabilità primaria della crescita dei vostri studenti. Come sottolinea l’Esortazione Amoris laetitia: “La scuola non sostituisce i genitori, ma li completa. Si tratta di un principio fondamentale: “Qualsiasi altro collaboratore nel processo educativo deve agire per conto dei genitori, con il loro consenso e, in una certa misura, anche su loro richiesta” (n. 84).
La loro esperienza associativa ha certamente insegnato loro a fare affidamento sull’aiuto reciproco. Ricordiamo il saggio proverbio africano: “Per educare un bambino hai bisogno di un villaggio”. Pertanto, nell’istruzione scolastica, non dovrebbe mai mancare la collaborazione tra le varie componenti della comunità educativa. Senza una comunicazione frequente e senza fiducia reciproca, la comunità non è costruita e senza una comunità non è possibile educare.
Contribuire ad eliminare la solitudine educativa delle famiglie è anche compito della Chiesa, che le ha invitate a sentirsi sempre al loro fianco nella missione di educare i propri figli e fare dell’intera società un luogo su misura per la famiglia, perché ogni persona possa essere accolta, accompagnata, orientata verso i veri valori e capace di dare il meglio per una crescita comune. Hanno quindi una doppia forza: quella che deriva dall’essere un’associazione, cioè persone che si uniscono non contro qualcuno ma per il bene di tutti, e la forza che ricevono dal loro legame con la comunità cristiana, dove trovano ispirazione, fiducia, sostegno.
Cari genitori, i bambini sono il dono più prezioso che abbiate mai ricevuto. Prendetela cura con tenacia e generosità, lasciando loro la libertà di crescere e maturare come persone che, a loro volta, un giorno potranno aprirsi al dono della vita. L’attenzione con cui, come associazione, assicurano i pericoli potenzialmente letali dei più piccoli non impedisce loro di guardare con fiducia al mondo, saper scegliere e indicare ai propri figli le migliori opportunità di crescita umana, civile e cristiana. Insegnate ai vostri figli il discernimento etico: questo è buono, questo non è così buono, e questo è male; che sanno distinguere. Ma questo si impara a casa e si impara a scuola: insieme, entrambi.
Vi ringrazio per questo incontro e benedico di cuore voi, le vostre famiglie e l’intera associazione. Vi assicuro il mio ricordo nella preghiera. E anche voi, per favore, non dimenticate di pregare per me. Grazie.
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