Storia e finzione dall’America Latina

“Un immaginario sociale è un edificio abitato da speranze e desideri;
un edificio fatto di rovine,
Pensieri
che insistono nell’apparire, di credenze
che vanno oltre la preghiera;
un edificio le cui pareti sono fatte di immagini e parole,
e la cui fondazione non è nient’altro
che conteneva tempo,
cioè, storia, memoria,
frammenti di identità sparsa
nel ritus simbolico
comunità.
Pedro Agudelo Rendón

Historia y ficción desde América LatinaSpesso ci viene chiesto di chiamare le cose per nome. Non solo quando si parla con un amico o si seziona per un auditorium, ma anche quando si scrive, si cerca di trovare la parola precisa e giusta, quella che concretizza e, allo stesso tempo, favorisce l’immagine dietro e prima che sia detta. Ma l’immagine, nota o meno, può guadagnare altra forza con nuove connotazioni secondo il discorso che la sostiene. Questo è il primo bilancio delle prime pagine della pittoresca America e di altri resoconti ecferici dell’America Latina, Premio Casa de las Américas (2017) nella sezione di Historical-Social Essay, scritta dal giovane colombiano Pedro Agudelo Rendón.
Comunicare ciò che si sa di qualcosa parte da un’interpretazione personale. Niente di così difficile da capire una volta che siamo mediatori tra un riferimento e un destinatario, per tutto il know-how condiviso, perché è già sottoposto in anticipo a interpretazioni e valutazioni specifiche, cammina con quote di ragionamento e immaginazione diseguali. Tuttavia, mentre chiarisci e riveli processi di scambi socioculturali, in cui storici e immaginari si intersecano costantemente, l’apprezzamento non richiede molto tempo per apparire.
Amen per mettere in discussione ciò che è noto come il peggiorativo del concetto di pittoresco e, quindi, per riconsiderarlo; oltre a inserirsi nella memoria immaginaria e collettiva del contesto latinoamericano, Agudelo Rendón sfrutta l’ecferico, che è riferimento, nozione e metodo storico utilizzabile, ma non familiare per nome. Raramente viene proceduto in un certo senso e giunge persino a un risultato che altri hanno già conosciuto e quindi hanno nominato. Ma nessun qualificatore, per quanto anonimo, consumato o in ritardo da chiedere, supera le istruzioni che portano a chiarimenti. È anche il caso delle efrasi, che combinano letteratura e plastica, visualità e critica d’arte.
Oltre ad essere un discorso verbale primario su una rappresentazione visiva, senza sminuire in alcun modo tutti i tipi di informatori di notizie fino a quando non considera anche chi viene raccontato un libro o racconta un film all’altro, per mettere alcuni esempi frequenti, le ecfrasi sono più rispettate nella misura in cui sa sfruttare le relazioni interartiste, per questo è sufficiente organizzare una storia che , in linea di principio, è una descrizione dell’interpretazione stessa dopo che l’occhio si è fermata a guardare e, infelice, a disagio con la ragione. Ecphrases supporta un’immagine per esplay o nasconderla. Per il bene o peggio del riferimento, a questo punto quasi tutto è possibile in termini di associazione. L’ecferico dipende momentaneamente dalla rappresentazione degli altri perché, improvvisamente, mostra la sua decisione di libertà espressiva. Quindi, mentre il fenomeno interpretativo inizia nello sguardo a qualcosa, può essere pienamente realizzato durante il processo discorsivo stesso, sia orale che scritto.
Questo si riferisce alle cosiddette ecsfrasi letterari come “può spiegare il significato di un’opera, o può oscurarla, nasconderla o sublimare; mentre le efrasi critiche saranno sempre destinate a srotolare il significato delle opere artistiche”.1 La letteratura e la critica sulla contabilità delle rappresentazioni visive definirebbero anche le efrasi, che è la concretezza di un’immagine – o tentare da essa – grazie a un’altra; rappresentazione di un’altra rappresentazione; l’efficacia dell’immaginario all’interno di una storia immaginaria (o meno) dentro e fuori la storia. A proposito, saggi quando non le critiche artistiche di José Martí rivelano un relatore ecfertico non misurato. Dai un’occhiata quando il lettore vuole.
In rari casi, sentiamo spesso, “Che storia o ritratto pittoresco!” L’espressione si riferisce a una costante rappresentativa che, per alcuni, cade sul timbro del non cervello o dello stereotipo, sempre specifico, recidivo, limitato. Il visitatore straniero è accettato, ma non l’abitante di una regione dell’America Latina che respinse la sua. Criticare le forme ramplone che estraggono e vendono la cosa più epidermica del tuo paese è festeggiare. Ora, che sminuisse la sua realtà perché, in senso stretto, la posizione di rifiuto ha superato un pensiero e un sentimento equi, è deplorevole.

La cosa pittoresca è anche l’ortografia visiva che gli abitanti di una regione o di un paese compongono dall’interno e poi condividono con il resto del mondo. L’immaginario collettivo che ha un paesaggio culturale, dove sono registrati tutti i tipi di paesaggi più generali e specifici, ha preso gran parte del pittoresco nelle icone che rimangono e viaggiano attraverso la fotografia, il cinema, la musica, la pittura … Chiamare qualcosa o qualcuno un caratteristico fa appello all’etimologica, “alla maniera del pittore”, come fa Agudelo. Nel suo tentativo di rappresentare comportamenti per il visitatore straniero, l’America Latina si riferisce “spontanea” ed esagerata a ciò che sa di poter gli piacere e vendere di più. Il turismo ufficiale e “autonomo” aspira a realizzare maggiori profitti a scapito, spesso, del pittoresco. Per molti image doers e ricevitori, il più rappresentativo deve venire non tanto dai più visibili, ma da dove la più grande attrazione di un contesto fedele a ciò che è già immaginato dalla conoscenza delle audizioni o dalle atmosfere di certi riferimenti fotografici e pittorici. Sfortunatamente, il pittoresco è anche la realtà quando imita sospettosamente l’arte ed è sopravvalutato dalla sua riproduzione teatrale. Nel preciso e confortante Capitolo IV della prima parte di questo libro (“Scenic America: European Imaginary of the New World”), l’autore ricorda:

“L’estetica del pittoresco nasce nella discussione sulla bellezza nel XX secolo, che avrebbe avuto un effetto importante sull’arte del secolo successivo. Il pittoresco è associato a scene di paesaggi, tipi, costumi; ma si riferisce anche al linguaggio o allo stile plastico con cui le cose sono dipinte vividamente. Quindi, precisamente, il suo carattere scioccante in alcuni casi, perché è anche caratteristico che attraversa eccentrico e troppo vivace per gli occhi.”2

Dai capitoli che compongono “Immagini della Resistenza”, seconda parte della pittoresca America…, notiamo un dialogo già tradizionale, ma ancora in vigore da parte dell’associazione culturale a favore di approcci tra passato e presente, tradizione e contemporaneità, dove la storia ci permette di mostrare altre letture sulla recente poetica artistica. Ora, l’autore non ha bisogno di aggiungere alle sue preoccupazioni ambientali quei toni utopici di inclusioni sociopolitiche un po’ omogenee e, ormai, lontano da quanto questo mondo possa e non gli si addice davvero. Contiene Rendón:

“Le scienze devono anche consentire una migliore comprensione dell’umanità e creare le condizioni di possibilità per una migliore coesistenza planetaria. Ma la realtà dei paesi dell’America latina insiste nel negare questa possibilità. Ci mostra ogni giorno che questo è estremamente difficile, e continuerà ad essere se il mondo non fissa un equilibrio in modo che vi sia, al di là di un discorso dei rappresentanti delle nazioni “grandi” e “piccole”, una vera uguaglianza sociale.”3

Non sono timido dal lettore pessimista e mi limito a una certa qualificazione ideologica. Ma davvero quella cosa della “vera uguaglianza sociale” in un discorso come Agudelo Rendón è aperta a tutti i tipi di resoconti eferici? L’equilibrio è bilanciare, non abbinare e meno abbinare qualcosa o qualcuno. Allora perché mettere a repentaglio la comodità concettuale e sintattica di un saggismo approfittato di quanti riferimenti culturali vengono come un anello al dito? Non per niente, dall’inizio alla fine, il titolo stesso e il tema della pittoresca America e altri resoconti ecferici dell’America Latina giustificano il suo inserimento in quel divenire storico culturale autentico come immaginario e poetico. Ω

Note
1 Pedro Agudelo Rendón: Picturesque America e altri resoconti ecferici dall’America Latina, L’Avana, Casa de las Américas Editorial Fund, Casa de las Américas Award 2017 in Historical-Social Essay, p. 20.
2 Ibid., p. 120.
3 Ibid., p. 155.

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