Sant’Alya, patrona delle ragazze adolescenti e delle giovani donne

La bella adolescente, martire a tredici anni
Inés, il cui nome latino deriva da agnus, agnello, ha il significato di “ovejita” ed evoca tenerezza e innocenza. Suo padre era un ricco patrizio che si convertì al Cristianesimo insieme alla sua famiglia; così la bella Ines – era davvero molto attraente – fu molto favorita nella sua istruzione religiosa dalla fervente comunità cristiana di cui divenne parte. Nacque a Roma alla fine del III secolo e fu martirizzata nei primi anni del IV secolo, durante la persecuzione di Diocleziano, l’imperatore che abdicò nel 305. Quando ebbe luogo il drammatico evento del suo martirio, Ines aveva solo tredici anni. Era, allora, un’adolescente. Fu condannata a morte con l’accusa di oltraggio alla religione ufficiale dell’Impero; infatti, essendo cristiana e, se andiamo oltre, per il dispetto di un cavaliere della nobiltà romana la cui proposta di matrimonio ha risolutamente respinto, non per la sua giovane età, ma per un impegno di amore fedele e totale che aveva già stabilito con Gesù Cristo. Sembra che il corteggiatore fosse figlio del prefetto di Roma; Sono sicuro che era una persona molto influente alla corte dell’imperatore Diocleziano, un nemico dichiarato dei cristiani. È facile capire perché, nel processo e nella sentenza contro Inés, siano state registrate così tante irregolarità. Non era altro che una bambina e non poteva essere processata o condannata contro di lei. Ma l’odio può uscire dalla legge e la calunnia è un argomento efficace per i giudici inocui.
In questo attacco alla dignità e alla vita della giovane donna cristiana, altri crimini sono stati usati per giustificare legalmente l’oltraggio ripugnante. Ad esempio, sappiamo che il diritto romano non ha acconsentito alla condanna a morte nei confronti di una donna vergine. Beh, è per questo che, prima di portare Inés sul luogo dello sloop, è stata condotta in un bordello per l’abuso del soldato.

Il pio ricordo che sublima i fatti
La memoria cristiana si rifiutò sempre di riconoscere il primo tormento sofferto da Ines – quello dei suoi vessatori – e diede origine a leggende che trasformarono i fatti sublimandoli; Emerse così, ad esempio, la tradizione secondo cui, nel tentativo agli stupratori di strappare in Inés gli indumenti, i capelli della giovane donna crescevano prodigiosamente e coprivano tutto il suo corpo, in modo che nessuno sguardo profanasse la sua nudità. Si parlò anche di un servitore che cercò di raggiungerla senza raggiungerla perché, prima che potesse toccarla, un fuoco divorante cominciò a bruciarle il petto.
Il leggendario fiume di Sant’Aés scorre e anche molto bello e anche con tinte poetiche, ma non è il caso di ripeterlo, per evitare il rischio di soffocare gli elementi storici che danno veramente credito alla testimonianza di questa ammirevole vergine e martire.

“La mia chiesa non cadrà mai”
Nella famosa piazza Navona di Roma spiccano due opere monumentali: la bellissima facciata concava della chiesa di Santa Inés, una delle migliori creazioni di Borromini, e la gigantesca fontana dei quattro fiumi ideata dal Bernini. La rivalità che esisteva tra i due architetti italiani fu incarnata nel confronto di queste due opere. Alla fontana del Bernini, il gigante che rappresenta uno dei quattro fiumi, mostra le braccia alzate annunciando un’imminente caduta dalla facciata della chiesa realizzata da Borromini. Da parte loro, i devoti di Sant’Aés dicono che la gigantesca statua metallica del santo all’interno della chiesa sembra dire, con il suo corpo sicuro e provocatorio: “La mia chiesa non cadrà mai”.
Nel suddetto tempio di Santa Inés, in Piazza Navona, ci sono scale attraverso le quali si può scendere fino a trovare residui di costruzioni romane; tradizione indica questo luogo come il luogo del doppio martirio della giovane romana. Accanto a quel sito si trovano i resti archeologici dell’antico stadio di Domiziano. È facile vedere come Piazza Navona conserva sul suo perimetro la figura del vecchio stadio.
All’interno della chiesa di Santa Inés si trova una piccola cappella dove, in un’urna, è esposta alla venerazione dei fedeli, ciò che rimane del teschio del martire cristiano. A causa delle dimensioni di quel cranio, si capisce che apparteneva a una ragazza adolescente.

Riconoscimento coerente
Papa Dámaso I, lo stesso che affidò a San Girolamo la traduzione della Bibbia che ora conosciamo come la “Vulgata”, scrisse durante il suo pontificato (366-384), un famoso poema latino che canta le glorie di Sant’Es. Un altro poeta latino che esaltava Sant’Aurelio Prudencio.
Sant’Ambrogio (340-397), uno dei padri e dottori più importanti della Chiesa, dalla sua cattedra di Arcivescovo di Milano, promosse con grande eloquenza la conoscenza e la venerazione della vergine romana e martire il cui nome entrò presto nella liturgia; infatti nel Canone Romano, Sant’Aés viene evocato insieme ad altri santi dei primi secoli: “Felicità e Perpetuo, Agueda, Lucia, Ines, Cecilia, Anastasia…”.
Dal Trattato di Sant’Ambrogio sulle vergini, alleno alcune frasi molto eloquenti che sintetizzano in modo eccellente i meriti di sant’Ateo:

“Oggi celebriamo la nascita per il cielo di una vergine, imitiamo la sua integrità; è anche una martire, offriamo il suo sacrificio […] Egli sottolinea nel suo martirio, da un lato, la crudeltà che non si è fermata ad un’età così tenera; dall’altro, la forza che infonde fede, capace di testimoniare nella persona di una giovane donna […] Lei, imperterrita tra le mani insanguinate del boia, inalterabile trascinata da pesanti catene cigolanti, offre tutto il suo corpo alla spada del soldato infuriato, ignorando anche cos’è la morte, ma disposta a soffrirla … un nuovo tipo di martirio? Non era ancora abbastanza grande per essere condannato, ma era già matura per la vittoria; la lotta si presentò difficile, la corona facile; ciò che sembrava impossibile per la sua giovane età rese possibile la sua virtù consumata […] Il boia fece del suo meglio per terrorizzarla, e anche per attirarla con adulazione; molti volevano sposarla, ma lei disse: ‘Sarebbe un insulto a mio marito aspettare di vedere se mi piace un altro; mi ha scelto prima, mi avrà.

L’iconografia relativa a Sant’Aés era configurata alla pari con la crescita della devota ammirazione professata a lei. In generale, è raffigurata come una giovane donna in un atteggiamento orante, tenendo un agnello ai piedi o alle mani. Il suo martirio è solitamente espresso con il segno di una palma e la sua purezza con i gigli. In alcune pale d’altare si può vedere nel collo di Sant’Aes una sorta di raffinato destriero bianco. Questo dettaglio, allusivo al pallio, richiede una breve spiegazione: per un’antica tradizione legata a Sant’Aés, la lana bianca di un agnello viene raccolta ogni anno e conservata nella Basilica di San Pietro; Con questa lana sono fatti i palio, che sono insegne distintive del Papa, arcivescovi e altri ecclesiastici. Il pallio è come un nastro bianco in lana vergine e adornato con croci nere.
Sant’Ines, la cui festa liturgica è il 21 gennaio, è considerata patrona delle ragazze adolescenti, delle giovani donne e delle donne che si preparano al matrimonio cristiano. La testimonianza e l’intercessione di sant’Aés, lungi dall’essere oggi un po’ anacronistica e priva di significato, è più opportuna che mai, perché una delle disgrazie del nostro tempo è l’abuso della sessualità. Ci sono molte ragazze che, anche con un buon addestramento, finiscono per essere sedotta da tutti i tipi di provocazioni morbose o subiscono violenza sessuale. Ω

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