Santi di oggi e per sempre: Sant’Efigenia, patrona dei neri

Il racconto di Luca, un punto di partenza

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Dei primi sette diaconos menzionati nel capitolo 6 del libro degli Atti degli Apostoli, il più noto è il protomartire Santo Stefano. È seguito in fama dal diacono Filippo, noto per la sua predicazione infuocata ed efficace, come quella con cui eccitava la città di Samaria, e che fu ratificata dai miracoli che eseguì e dal potere che mostrò di avere sui demoni. Filippo era un convinto credente, così docile all’azione dello Spirito Santo che alcune delle sue azioni sembrano favole, come quella narrata nel capitolo 8 del libro citato. Lì ci viene detto di un angelo del Signore che dà ordine a Filippo: “Alzati e vai a sud, lungo la strada da Gerusalemme a Gaza: è un sentiero deserto”. Philip obbedisce prontamente, non sapendo quello che sta per.
Sulla strada per Gaza, vede avvicinarsi una carrozza in cui si trova un grande uomo di statura e pelliccia nera. Fu “un eunuco etiope, ministro del tesoro e alto funzionario di Candace, la regina d’Etiopia; era andato in pellegrinaggio a Gerusalemme e si sedeva nella sua carrozza, leggendo al profeta Isaia”. Allora lo Spirito Santo chiede a Filippo di avvicinarsi alla carrozza. Il diacono si rende conto che il viaggiatore legge un passo del profeta Isaia allusivo alla Passione di Cristo. Chiede all’etiope se capisce cosa sta leggendo, ma risponde: “E come posso capirlo, se nessuno me lo spiega?” Detto questo, invita Filippo a entrare in carrozza e, seduto accanto a lui, a chiarire il testo del profeta. Da parte di questo passo, il diacono dà all’eunuco le verità essenziali della fede cristiana.
Mentre attraversava un luogo dove c’è molta acqua, l’etiope chiede a Filippo di battezzarlo. Dopo aver adempiuto a questo, il racconto acquisisce di nuovo scorci di fantastico: “Quando uscirono dall’acqua, lo Spirito del Signore strappò Filippo, e l’etiope non lo vide più, ma andò avanti con gioia per la sua strada. Filippo improvvisamente si trovò a Azoto, e in tutte le città in cui passò stava annunciando la Buona Novella, fino al suo arrivo a Cesarea.

Nel paese dei Nubiani
Questo punto di partenza era appropriato, altrimenti la storia di Sant’Efigenia sarebbe priva di un contesto più o meno credibile. Questo contesto è offerto da una tradizione secondo la quale l’Apostolo ed Evangelista Matteo, avendo conoscenza dell’episodio dell’etiope diventato cristiano, decise di andare in Etiopia, di trovare questo singolare carattere e dedicarsi pienamente all’evangelizzazione del Paese dei Nubiani. Efigenia sarebbe, secondo narrazioni costellate di immaginazione, la più celebre convertita e collaboratrice di san Matteo e primo santo del continente africano.
Sebbene il nome Efigenia o Ifigenia non appaia più nelle santorales, la sua reputazione di martire originario dell’Etiopia riuscì a diffondersi in tutti i continenti, principalmente in aree geografiche con popolazioni nere. I suoi devoti la venerano il 21 settembre, lo stesso giorno in cui la Chiesa cattolica celebra l’Apostolo e l’Evangelista Matteo.
L’esistenza effettiva di Sant’Efigenia non può fornire prove documentali, ma si può appellarsi a una tradizione molto radicata. Probabilmente accadde, nel caso del martire etiope, ciò che è accaduto con molte altre figure martire dei primi secoli del cristianesimo: che la memoria di un fatto notevole come il martirio, ha portato la tradizione a completare fantasiosamente i profili sconosciuti del personaggio. Siamo quindi nel campo della letteratura apocrifa che si distingue perché le lacune di dati li riempiono di episodi immaginari. Anche spogliando il personaggio degli episodi inventati, rimane un fatto reale che è alla base di quella mostra fantasy: il personaggio esisteva davvero.
Se diamo credito alla tradizione che segna Matteo come evangelizzatore dell’Etiopia, il santo in questione deve aver vissuto nel primo secolo dell’era cristiana. Si sostiene che Efigenia fosse la figlia dei re etiopi: Egipo e Ifianassa. Suo padre avrebbe anche aderito al cristianesimo, ma senza superare la sua idolatria o le sue trincee superstizioni. Tanto che i maghi pagani, promotori della religione idolatria praticata da Egipo, riuscirono a convincerlo che gli dei gli avrebbero concesso l’immortalità se lui, in cambio, li avesse offerti in sacrificio uno dei suoi figli.
La condizione era molto dura, ma l’ambizioso re desideriò mantenere il suo vigore e pigrizia, così, dopo molta insistenza da parte di quei maghi, Egipo accettò che uno dei suoi figli fosse bruciato vivo. Tuttavia, quando la crudele immolazione del ragazzo era già iniziata, il re si pentì e invocò il nome di Gesù Cristo. Immediatamente, un angelo apparve e salvò suo figlio dalle fiamme.

Questo prodigioso intervento ha rinnovato la sua fiducia nel cristianesimo e ha permesso a Matteo di continuare la sua predicazione; Approvò persino l’accesso al suo palazzo, acconsentì che l’evangelista avrebbe continuato a indottrinare la principessa e a lasciarla collaborare alla predicazione. Efigenia lo ha fatto con grazia e convinzione, al punto da ottenere numerose conversioni nel popolo. Personalmente ha sempre rafforzato il suo amore per Gesù Cristo.
Le cose andavano a poppa, ma il personaggio superbo e veleo di Egipo ha fatto finire tutto in un dramma doloroso. Una prima vittima fu san Matteo stesso: secondo i racconti apocrifi che stiamo seguendo, sarebbe stato martirizzato nel palazzo del falso convertito. La sua tragica morte fu causata dalla furia del re, che si sentì umiliato e offeso quando la principessa Efigenia rifiutò di sposare un altro personaggio della nobiltà etiope. Il rifiuto di Efigenia non fu dovuto alla mancanza di simpatia o merito da parte del corteggiatore, ma all’esistenza di un legame molto più forte e definitivo che aveva stabilito con Cristo quando decise di consacrare la sua verginità e tutta la sua vita a lei.
Le narrazioni che circolano sulla principessa etiope la presentano come una grande propa-gadora del cristianesimo e sostengono che riuscì a raccogliere, in una sorta di convento, un buon numero di vergini consacrate con le quali condivideva i suoi scopi personali; di questo, suo padre non era a conoscenza. Quando rifiutò il nobile cavaliere che Egipo gli propose come suo marito, lo fece così risolutamente che il re si sentì disprezzato e incolpò tutto di san Matteo: “che galileiano non solo squillò tutti i costumi e le usanze del suo regno, ma aveva anche sconvolto la testa di sua figlia …” Comandò, quindi, di uccidere l’evangelista e di bruciare il distretto che Efigenia aveva fatto per le vergini consacrate.
Per quanto riguarda sua figlia, ora l’odio e l’affetto si muovevano all’interno. Voleva punirla severamente e allo stesso tempo sentiva di amarla con abile predilezione. Fu allora che intervennero i perfidi maghi Arfaxad e Zoroes, che intrapresero una campagna volta ad avvelenare la mente di Egipo e a portarlo alla vendetta. Approfittando del suo orgoglio e della sua tendenza alla superstizione, fu portato a credere che la disobbedienza di Efigeny e la sua condiscendenza con i propagatori del cristianesimo, aveva irritato gli dei, quindi ci sarebbero state catastrofi se non avesse sacrificato sua figlia. Incapace di ragionare, fece una terribile determinazione ad applicare a sua figlia la punizione suggerita dai maghi.
La giovane principessa, sebbene già fervente cristiana nel suo cuore, aveva ancora lo status di cateecúmena che si preparava al battesimo. Quando fu annunciato la terribile determinazione di suo padre, ha chiesto alcuni giorni; voleva davvero che il tempo completassi la sua istruzione cristiana, ricevessi il battesimo, e poi dessi la sua vita, non ai falsi dei, ma all’unico vero Dio.
Condannata a morire su un palo, fu ripetutamente salvata prodigiosamente, ma quei malvagi maghi invocarono i poteri del demone per emergere trionfanti. Pensavano che fosse così. La vera vittoria fu del Vangelo, scritto e predicato da san Matteo, e di Efigenia, la principessa etiope che trovò in Cristo e nel suo messaggio cibo, forza e gioia. Ω

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